AFGHANISTAN – (4 Luglio 2019)

La “Scuola della pace”, una speranza per i giovani afghani

500 nuovi bambini potranno studiare nella “Tangi Kalay – Scuola della Pace”, istituto nato su iniziativa di padre Giuseppe Moretti, sacerdote barnabita ed ex responsabile della Missio sui iuris in Afghanistan

Luisa Urbani – Città del Vaticano

Nel dramma di un Paese dove lo studio è un diritto ancora oggi negato a molti bambini e ragazzi, la “Tangi Kalay – Scuola della Pace” rappresenta uno spiraglio di speranza per le nuove generazioni afghane. Mentre molti istituti vengono distrutti a causa della guerra, la scuola fondata da padre Giuseppe Moretti nel 2005 allarga i suoi spazi e accoglie 500 nuovi alunni. Grazie a una raccolta fondi è stato possibile rispondere alla richiesta del direttore dell’istituto, fornendo 250 banchi biposto.

Le origini della “Scuola della pace”

L’istituto, che si trova nel villaggio di Tangi Kalay, sulle colline al di sopra di Kabul, è nato grazie all’impegno di padre Moretti che, convinto della necessità della scuola per preparare ottimi cittadini, ha voluto offrire ai bambini afghani la possibilità di studiare “perché – spiega il barnabita a Vatican News – anche loro, come tutti i ragazzi del mondo, hanno diritto all’istruzione”.
“Nel villaggio di Tangi Kalay – prosegue – i bambini facevano lezione in un cortile perché non avevano una struttura adatta. Allora decisi di realizzazione lì una ‘Scuola della pace’ che educasse le nuove generazioni a costruire un mondo migliore, in una terra che da anni è martoriata dalla guerra”. Una scelta che fu accolta con molta gratitudine e gioia dalla popolazione.

Ascolta l’intervista a padre Giuseppe Moretti

La scuola come missione umana

“In un Paese come l’Afghanistan – dichiara padre Moretti – se vogliamo costruire la pace, dobbiamo partire dalla scuola, formando le nuove generazioni. È un cammino lungo e faticoso, ma possibile”. La  realizzazione della scuola è dunque concepita come “una missione umana e non di natura religiosa perché – aggiunge  – l’aiuto viene dato in nome del rispetto dell’umanità. Io, come cristiano, trasmetto innanzitutto il rispetto dell’essere umano in quanto tale perché la mia religione mi insegna ad amare il prossimo come me stesso”.

Una realtà che vive grazie anche alla generosità delle persone

La “Scuola della Pace”, che oggi ospita oltre 3000 giovani, è un istituto statale, con programmi e insegnanti scelti dal governo afgano, ma che continua a vivere grazie agli aiuti di privati, tra cui quelli donati da militari di diverse nazionalità che hanno offerto, tra le altre cose, un nuovo campo da basket e microscopi professionali. Nell’istituto, che ospita giovani dai 6 ai 19 anni, ci sono anche un laboratorio scientifico, un’aula di informativa e campi di calcio in cui i bambini possono giocare all’aperto per poi tornare in classe a studiare.

Bambine e istruzione

“La scuola – afferma padre Moretti – è aperta a tutti: maschi e femmine”. Il numero delle alunne, però, decresce via via che si sale nell’ordine della scolarizzazione. Così, per incitare i genitori a mandare a scuola le ragazze sono state create borse di studio. “La prima borsa – conclude – consisteva nel fornire alle famiglie delle giovani generi alimentari. Poi, con il tempo, grazie anche all’Università Cattolica di Milano, abbiamo istituito delle borse in denaro destinate principalmente alle studentesse del liceo perché sono loro quelle che, spinte dalle famiglie, rischiano di più di abbandonare la scuola”.

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-07/scuola-pace-afghanistan-bambini-istruzione-intervista.html

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