AFGHANISTAN – ( 9 Ottobre )

Afghanistan: ex “signore della guerra” Dostum si scusa per i suoi crimini e si candida a vicepresidente



Abdul Rashid Dostum, ex “signore della guerra” dell’Afghanistan riconvertito ora alla politica, ha pronunciato in questi giorni un inaspettato “mea culpa” pubblico, chiedendo scusa agli afghani per le sofferenze che ammette di aver “potuto causare” durante la guerra civile, soprattutto nei sanguinosi anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Nei giorni scorsi, Dostum aveva formalizzato le proprie ambizioni politiche, con l’inserimento nella corsa alle presidenziali del 2014 della sua candidatura come vice di Ashraf Ghani Ahmadzai, già ministro delle Finanze. In passato, aveva appoggiato sia la presidenza di Hamid Karzai, sia l’opposizione. Sulle ragioni della nuova strategia di Dostum, Giada Aquilino ha intervistato Marco Lombardi, docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano e profondo conoscitore dell’Afghanistan:RealAudioMP3

R. – Il progetto elettorale che ha Dostum è evidente: visto che sta per correre di fatto contro Karzai nelle prossime elezioni, è chiaro che deve riaffacciarsi al mondo con una veste diversa rispetto a quella con cui è stato conosciuto negli ultimi trent’anni. E’ uno dei “signori della guerra”’, che ha combattuto 30 anni con i mujaheddin, negli anni Ottanta contro i sovietici e poi i talebani. Ha ucciso migliaia di talebani nelle fosse comuni nel nordest del Paese. Quindi, è un personaggio “a tutto tondo” della guerra Afghanistan, per intenderci.

D. – Tra l’altro, non è la prima volta che in Afghanistan un “signore della guerra” passi alla politica…

R. – Non è la prima volta in Afghanistan. Abbiamo avuto governatori, abbiamo avuto ministri che da “signori della guerra” hanno occupato posti di prestigio e di rilievo nel governo afghano. Ma direi che cambia la storia, cambiano i ruoli. Poi, però, bisogna anche poter giudicare l’onestà con la quale si fanno queste cose. Inoltre, potranno esserci dei problemi: Dostum è uzbeco e gli uzbechi rappresentano il 9%, più o meno, della popolazione afghana. Sono circa tre milioni e Dostum è il leader del Movimento nazionale islamico, chiamato Junbish (vuol dire “movimento” nella lingua locale). Ora non so quanto una rappresentanza così forte di una minoranza delle 14 principali che costituiscono l’Afghanistan possa essere garanzia di unità nazionale.

D. – Come appare oggi il panorama politico afghano?

R. – Estremamente difficile perché, continuando la necessità di una unità del Paese, sono scettico che tale unità ci possa essere. D’altra parte, però, l’Afghanistan non potrà essere uno Stato come quello che noi intendiamo, perché è frammentato appunto in almeno 14 etnie principali differenti. Quindi, probabilmente bisogna pensare a una forma diversa di Stato, non così fortemente centralizzata come quella che abbiamo in mente. Se questa è la linea, in qualche modo Dostum la interpreta, ma la confusione potrebbe essere quella relativa al fatto di interpretarla volendo andare al potere come uomo di uno Stato centralizzato, facendo solo gli interessi di una parte.

D. – Il processo di disimpegno militare internazionale, iniziato nel 2011, va verso la conclusione, il prossimo anno. Che fase si apre per l’Afghanistan?

R. – Deve camminare con le sue gambe. Sarà estremamente difficile, perché andando via i militari e andando via tutto quello che sta dietro, cioè i flussi economici che hanno sostenuto il Paese in questo momento, si avrà sicuramente una crisi economica, che non faciliterà l’autonomia politica del Paese.

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del sito Radio Vaticana
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