ASIA/PAKISTAN – ( 24 Gennaio )

Ragazza cristiana rapita e convertita all’islam torna a casa dopo 10 anni

Lahore (Agenzia Fides) – Nadia Bibi, ragazza cristiana che era stata rapita e costretta a sposare un uomo musulmano, è tornata dalla sua famiglia, di fede cattolica, dopo 10 anni. Nadia aveva solo 15 anni quando, nel 2001, è stata rapita a Mariamabad (in Punjab), città a maggioranza cattolica: il suo non è un caso isolato, dato che come confermano fonti cattoliche di Fides in Punjab, vi sono almeno 700 casi l’anno di ragazze cristiane rapite e costrette al matrimonio islamico. Se si aggiungono anche i casi di ragazze indù, il numero sale a 1.800 casi annui, afferma un recente Rapporto dell’Ong “Asian Human Rights Commission”.
I genitori di Nadia si erano rivolti alla polizia ma, come spesso accade, erano stati intimiditi e minacciati dai rapitori, mentre la polizia si era rifiutata di registrare una denuncia. In seguito, quando hanno saputo che Nadia era stata costretta a sposare il musulmano Maqsood Ahmed, i suoi genitori sono andati di nuovo alla polizia e questa volta sono riusciti a registrare un FIR (First Information Report). La polizia però si è rifiutata di arrestarlo e la vicenda è finita dinanzi all’Alta Corte di Lahore. Qui Nadia, sotto minacce, ha rilasciato una dichiarazione in favore del marito, esprimendo la sua libera volontà di sposarlo, per paura di tragiche conseguenze per lei e per la sua famiglia. Così il caso fu chiuso.
Intanto la vita per Nadia era insopportabile: Maqsood la picchiava e la maltrattava chiedendole perfino di far convertire all’islam anche i suoi genitori. Dopo 10 anni, nel dicembre 2011, Nadia ha trovato la forza per fuggire, facendo ritorno a casa dei suoi genitori. Tuttavia Maqsood si è ripresentato con un gruppo di uomini armati, minacciando di compiere una strage e di rapire la sorella minore di Nadia. La famiglia allora è fuggita e si è rivolta all’Ong CLAAS (Center for Legal Aid Assistence and Settlement) che tutela i cristiani pakistani. CLAAS ha provveduto a ospitare Nadia e sua sorella in un luogo nascosto, avviando un nuova causa penale contro Maqsood.
Come riferito da CLAAS a Fides, Nadia ha dichiarato: “Maqsood ha reso la mia vita miserabile. Temevo di essere uccisa perché Maqsood sapeva che non ero felice con lui. Mi sentivo totalmente impotente ed ero molto confusa. Maqsood è disumano, ha rovinato tutta la mia vita. Ora ho riacquistato la speranza e anche la fede”.
La storia di Nadia è esemplare e ricalca un clichet che si ripete in molti altri casi, come quello di Farah Hatim rapita e convertita all’islam nel 2011. Anche il suo caso si è concluso con un dichiarazione (forzata), resa in tribunale, in favore del suo aguzzino (vedi Fides 20/7/2011) ma alcune Ong internazionali hanno denunciato la vicenda alle Nazioni Unite (vedi Fides 22/8/2011). (PA) (Agenzia Fides 24/1/2012)

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