BANGLADESH – ( 4 Luglio 2016 )

Strage di Dacca

Bangladesh, fermati 2 ex ostaggi

 

Forze di sicurezza sul luogo della strage (Lapresse)

 

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Due persone sono state arrestate e altre 2 sono in stato di fermo in relazione alla strage terrorista che il 1° luglio ha fatto 20 vittime, di cui 9 italiane in un ristorante di Dacca, in Bangladesh.

La polizia non ha reso noto chi siano i due arrestati. Ha però detto che entrambi sono in cattive condizioni di salute, senza
specificare se siano stati feriti.

DUE EX OSTAGGI FERMATI. Le 2 persone in stato di fermo sono ex ostaggi liberati nel raid delle teste di cuoio. Stando a fonti di stampa, si tratterebbe di Hasanat Reza Karim e Tahmid Hasib Khan. Il primo è un ex insegnante della North South University, la prestigiosa facoltà frequentata dai giovani rampolli della élite bengalese, ammaliati dal jihadismo e autori della strage. Il secondo, 22 anni, appena rientrato dal Canada, è figlio di un uomo d’affari bengalese ed era nel locale con amici. Il professore universitario sarebbe andato nel locale per festeggiare il compleanno di uno dei figli ma le telecamere di videosorveglianza lo hanno ripreso mentre fumava una sigaretta sul balcone al secondo piano del locale insieme a due dei terroristi. A preoccupare gli inquirenti è anche il fatto che nel 2012 Karim fu citato insieme ad altri tre professori della Nsu che si sospettava avessero contatti con il movimento clandestino Hizb-ut-Tahrir.

IL SOSPETTO DI UN BASISTA. Gli inquirenti inoltre sospettano che il commando di terroristi possa aver avuto un basista interno: si tratterebbe di Saiful Choukidar, 40 anni, che aveva vissuto una decina d’anni all’estero prima di lavorare come pizzaiolo nel locale: la sua foto è tra quelle dei cinque terroristi indicati dalla polizia come gli autori della strage (non è però nella rivendicazione del Daesh).

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IL MESSAGGIO DEI VESCOVI. Abbandonare ogni forma di violenza per abbracciare il perdono e la misericordia: lo chiede un messaggio dei vescovi cattolici del Bangladesh.

“La violenza in nome della religione è sempre sbagliata. Bisogna che tutti recuperiamo il tratto di umanità che conduce al rispetto della dignità e alla pace”, si legge nel testo riferito all’agenzia Fides da monsignor Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi.

«LA MISERICORDIA CI TRASFORMI». Il presule illustra così i contenuti del messaggio: “Condanniamo la violenza inaudita di fronte al terrorismo che ha spregio delle vite umane e invitiamo tutti a lasciarsi toccare e trasformare da valori come la misericordia e il perdono, che sono i tratti autentici di un essere umano”. “Partecipiamo pienamente al lutto in cui è immerso il paese e preghiamo per le anime delle vittime e per le loro famiglie, esprimendo profonda solidarietà”, prosegue il vescovo.

I CATTOLICI IN BANGLADESH. La piccola Chiesa bengalese (meno dell’1% della popolazione) ha dedicato la giornata di domenica a commemorare le vittime. “In tutte le chiese della nazione, le sante messe di ieri sono state offerte per le vittime del terrorismo. E anche oggi ogni comunità locale organizzerà una veglia di preghiera o una Adorazione eucaristica, per partecipare spiritualmente e offrire a Dio questo tragico momento”, riferisce monsignor Rozario. “Come cattolici bengalesi, il nostro lavoro di fare del bene alla nazione attraverso l’apostolato sociale, le scuole, gli ospedali, la Caritas, continuerà, beneficiando i cittadini di ogni ceto sociale, religione, etnia e cultura”, conclude.

L’OMAGGIO ALLE VITTIME. La premier bengalese, Sheikh Hasina, ha presieduto a Dacca l’omaggio in memoria dei 20 ostaggi, 9 dei quali italiani, e dei due poliziotti rimasti uccisi nell’attacco terrorista a un ristorante della capitale. L’evento, tenuto nello stadio militare della zona di Banani, è iniziato intorno alle 10 ora locale, quando in Italia erano le 6 di mattina. In giornata si è tenuta, sempre a Dacca, una cerimonia religiosa con il nunzio apostolico.

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​La premier rende omaggio alle vittime (Lapresse)

Hasina ha rivolto un saluto ai familiari delle vittime (presenti solo i bengalesi) e ai rappresentanti dei Paesi di origine: per l’Italia c’era l’ambasciatore Mario Palma. Quindi la premier ha deposto una corona di fiori su un piccolo palco allestito in onore dei morti, con le bandiere del Bangladesh e degli altri quattro Paesi coinvolti (Italia, Giappone, India e Stati Uniti). Hasina, circondata da enormi misure di sicurezza, ha lasciato lo stadio subito dopo. Quindi i rappresentanti diplomatici e i familiari delle vittime hanno reso omaggio ai 9 italiani, 7 giapponesi, lo statunitense e l’indiana rimasti uccisi. Le salme dei due poliziotti sono già state sepolte.

© riproduzione riservata

Il testo originale e completo si trova su:

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/bangladesh-commemorazione-vittime.aspx

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