BURKINA FASO – (7 Novembre 2019)

Le strade di Ziniare in Burkina Faso Le strade di Ziniare in Burkina Faso   (AFP or licensors)

L’ombra jihadista sull’attentato ai bus in Burkina Faso

Un convoglio di cinque pullman appartenenti alla società canadese Semafo è stato attaccato ieri nel nord del paese africano. L’assalto non è stato ancora rivendicato ma il governo pensa ad una matrice jihadista

Federico Francesconi – Città del Vaticano

I cinque pullman della società canadese sono stati assaliti da un gruppo di uomini armati mentre trasportavano alcuni dipendenti e fornitori locali verso il sito minerario di Boungou. Il veicolo militare che scortava il convoglio è stato colpito da un ordigno; poi i bus che trasportavano i civili sono stati fermati dal fuoco degli attentatori. 37 persone sono rimaste uccise, 60 ferite, inoltre ci sono ancora dozzine di vittime date per disperse.

Questo è il terzo attacco subito dalla Semafo negli ultimi quindici mesi e l’azienda ha fatto sapere di stare “lavorando a tutti i livelli per migliorare la sicurezza del personale, degli appaltatori e dei fornitori.”

L’assalto non è stato ancora rivendicato, ma è molto probabile che sia opera di uno dei vari gruppi jihadisti che operano nel paese africano, che negli ultimi anni ha visto un incremento notevole della violenza di stampo islamico.

I gruppi armati jihadisti provenienti dal Mali

L’intensificazione della lotta jihadista che ha attraversato il Burkina Faso, prima considerata una zona relativamente sicura nel Sahel, ha le sue radici in gran parte nell’attività dei militanti islamici nel vicino paese del Mali. Dal 2016 si è stabilito in Burkina Faso il gruppo di Ansar ul Islam, attivo anche in Mali; più di recente invece un diverso gruppo, il GSIM (Group to Support Islam and Muslims), legato ad Al Qaeda e considerato il suo braccio armato in Mali e in tutto il Sahel, ha compiuto numerosi attentati nella capitale Ougadougou e nelle province più a ovest del Paese.

Negli ultimi due mesi i morti causati dagli attentati di stampo islamico in Burkina Faso sono stati più di 60. Il mese scorso era stata colpita una moschea nel nord del paese – con una dozzina di vittime –  mentre all’inizio di settembre un convoglio trasportante viveri era esploso su un ordigno, che aveva provocato 15 morti.

Il peso delle tensioni etniche

“Quella delle tensioni etniche è una questione annosa per il Burkina Faso Le lotte tra allevatori, agricoltori e cacciatori nell’area sono sempre state presenti, ma ora hanno preso una forma diversa: un’etnia accusa l’altra di avere contatti con i fondamentalisti e viceversa. Le reazioni sono sempre molto dure” lo racconta il giornalista e africanista Enrico Casale che ai nostri microfoni si sofferma sulle caratteristiche della Regione del Sahel in termini commerciali soprattutto illeciti e sul bacino di raccolta del fondamentalismo islamico che vi si è creato, nonstante la lotta che stanno facendo tutti gli Stati della Regione.

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