CENTRAFRICA – ( 10 Febbraio)

Centrafrica. Non c’è sicurezza a Bangui: la testimonianza di un missionario



Nuove violenze nella Repubblica Centrafricana: almeno 11 persone, tra cui un parlamentare, sono rimaste uccise in scontri e saccheggi avvenuti nelle ultime ore a Bangui. Il Paese africano è piombato nel caos da quando, nel marzo 2013, i ribelli Seleka portarono al potere Michel Djotodia, dimessosi poi il mese scorso per l’incapacità di fermare i combattimenti. Al momento le truppe francesi schierate in Centrafrica denunciano sanguinose azioni anche da parte delle milizie anti-Balaka. Alla presidenza del Consiglio nazionale di transizione è stata intanto eletta il sindaco di Bangui, Catherine Samba Panza, ma le condizioni di sicurezza in città sono ancora precarie. La testimonianza di padre Joseph Tanga Koti, responsabile della casa di formazione della Società Missioni Africane a Bangui. L’intervista è di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Ieri stavo celebrando la Messa al Seminario maggiore, dove sono riparate tra le 5mila e le 7mila persone, che al momento alloggiano lì, e abbiamo udito colpi di fucile: dopo, alla radio, abbiamo sentito che c’erano state violenze in un quartiere popolare, abitato da musulmani e dove sorgono tanti negozi. Ci sono stati anche dei morti, 10-11 persone, e sono stati segnalati pure dei furti. Questo capita forse perché quelli che abitano lì, in passato, erano molto vicini alle forze Seleka e gli stessi Seleka abitavano in quella zona: alcuni mesi fa, quando sono venuti a fare il colpo di Stato, erano loro che andavano a rubare in altri quartieri.

D. – Adesso ad agire sono le forze anti-Balaka?

R. – Ci sono le milizie anti-Balaka, ma sul terreno operano pure i francesi e i militari della Misca – la missione internazionale – che vengono da Rwanda, Burundi, Congo e sono lì per proteggere la popolazione.

D. – Le ultime notizie sono che tra le vittime c’è anche un parlamentare …

R. – Sì, era un parlamentare che veniva dal centro-nord, un parente del ministro della Giustizia. Mi sembra che si opponesse alla violenza contro alcuni musulmani. Al momento però non dicono ancora perché sia stato ucciso. Adesso, a causa della violenza che imperversa a Bangui, è facile essere uccisi.

D. – Quindi non c’è sicurezza al momento a Bangui?

R. – Non c’è tanta sicurezza. Il livello della violenza adesso è molto alto, ci sono molti gruppi che hanno armi e nei cuori c’è tanto rancore. Per questo motivo tutti quelli che si sono rifugiati nelle missioni cattoliche non vogliono andare a casa.

D. – La stampa riporta anche notizie di vittime in scontri a sfondo religioso: è così?

R. – Non posso dire che sia un problema tra musulmani e cristiani. Quando si parla di Seleka e anti-Balaka, i politici vogliono presentare tutto come uno scontro tra musulmani e cristiani mentre il problema, all’origine, è stato di potere politico: è stata una coalizione militare che è venuta a fare un colpo di Stato. La questione è che coloro che hanno preso il potere erano musulmani e altri musulmani li hanno appoggiati per proteggere le loro ricchezze: sembrava che andassero non contro i cristiani, ma contro i non musulmani. Quando ci fu il movimento per contrastare questa violenza, quelli che si opposero andarono contro i musulmani. Per questo, alcuni organi di stampa definiscono gli anti-Balaka “milizia cristiana”, mentre all’interno degli anti-Balaka ci sono solo persone che non credono a niente.

D. – In questo quadro di violenza, qual è la speranza della Chiesa centrafricana?

R. – La Chiesa spera che il Centrafrica possa ancora tornare com’era: un popolo non violento, un popolo fraterno, un popolo unito e accogliente. Noi, nella Chiesa, annunciamo che l’ultima parola non è la violenza, ma l’amore, la pace, la riconciliazione.

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del sito Radio Vaticana
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