DONNE E PRIMAVERA ARABA – (25 Ottobre)

Al loro fianco Presentato a Roma un documento del ''Centro Nord Sud'' del CdE

È urgente “promuovere il rafforzamento dello status delle donne come priorità nell’agenda del Consiglio d’Europa, nella convinzione che ciò sia necessario per combattere in modo sempre più incisivo ogni forma di discriminazione e promuovere una piena attuazione del principio di eguaglianza, favorendo l’integrazione di una dimensione specifica dell’eguaglianza di genere nei futuri programmi di cooperazione tra il Consiglio d’Europa e i Paesi del Sud del Mediterraneo avviatisi sulla strada dei cambiamenti democratici”. È il primo punto del documento conclusivo approvato oggi a Roma, al termine della conferenza internazionale “Le donne agenti di cambiamento nel Sud del Mediterraneo”, che per iniziativa del “Centro Nord Sud” del CdE si è svolta il 24 e 25 ottobre alla Camera dei deputati. “La questione della partecipazione è legata al principio fondamentale dell’uguaglianza tra donne e uomini. Tutti noi abbiamo visto immagini di donne scese in piazza per chiedere un cambiamento, ma stare a guardare non basta. Dobbiamo dimostrare che abbiamo anche ascoltato e compreso i loro messaggi, e che siamo al loro fianco”, ha affermato il 24 ottobre inaugurando i lavori Maud de Boer-Buquicchio, vice segretario generale dell’organismo di Strasburgo.

Occasione da cogliere. Tunisia, Libia, Egitto, Yemen: la donna diventa “un agente di cambiamento sempre più importante”, e “gli attuali sviluppi politici nel Sud del Mediterraneo rappresentano un’opportunità unica” per “assicurare che l’uguaglianza di genere sia sancita una volta per tutte nei nuovi quadri costituzionali e giuridici di queste nuove democrazie, compreso il diritto di famiglia”, ha aggiunto Mevlut Cavusogli, presidente dell’Assemblea parlamentare CdE. Secondo Cavusogli, tali sviluppi possono inoltre contribuire a “promuovere un cambiamento di mentalità nella gente comune e nella leadership politica. Le donne devono poter dire la loro, al pari degli uomini, nella gestione delle istituzioni pubbliche e nei processi decisionali”. Per i Paesi della primavera araba il “momento di rinascita coincide tuttavia con il momento di massima crisi della vecchia Europa, crisi non solo economica, ma anche identitaria”, ha rilevato Deborah Bergamini, presidente del “Centro Nord Sud”. Mentre l’Europa “chiusa in se stessa sta a guardare – ha aggiunto –, le donne hanno di fronte una grande, seppur difficile, occasione da cogliere”. Proprio “l’emergere dei diritti, l’uguaglianza, la democrazia e il ruolo delle donne” è per il ministro degli Esteri Franco Frattini “uno dei motivi dominanti della primavera araba”. “La donna libica – ha fatto notare l’ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur – ha sofferto, come il resto della società libica, dell’oppressione e dell’ingiustizia” del precedente regime, ma “ha contribuito concretamente alla liberazione” del suo Paese. “Non si può parlare di cambiamento democratico nel Sud del Mediterraneo senza la partecipazione delle donne – ha ammonito l’attivista libica Huda El Abdelaziz Mohamed, secondo la quale in Libia “le donne devono poter partecipare al processo elettorale e alla stesura della Costituzione”. Per questo è necessaria “una riforma legislativa di ampio respiro” che garantisca la loro presenza “nella vita politica”.

Donne e governance democratica. Nel documento conclusivo le donne convenute dalla sponda Sud del Mediterraneo suggeriscono la costituzione di “un network femminile per la governance democratica”, volto a favorire il loro accesso “alla politica a livello nazionale e locale”. Tale network dovrebbe collegare – seguendo il modello strutturale del “Centro Nord Sud” – “la dimensione governativa, quella parlamentare, le autorità locali e la società civile, quale embrione di una cooperazione rafforzata tra i Paesi membri del CdE e quelli della sponda Sud del Mediterraneo, anche in connessione con l’Unione per il Mediterraneo e la relativa Assemblea parlamentare, e con la Fondazione delle donne per il Mediterraneo”. Una rete finalizzata allo “scambio di idee, informazioni e best practice” da strutturarsi in ciascun Paese di appartenenza, con un organigramma operativo, e un responsabile da invitare alle sessioni dell’Assemblea parlamentare e alle riunioni del network dei parlamentari per combattere la violenza contro le donne. Nel documento si pensa anche ad un evento di “follw up” annuale della conferenza, da svolgersi alternativamente in un Paese CdE e in uno della sponda Sud del Mediterraneo. Le donne europee e arabe chiedono inoltre che il riconoscimento dello status di partner per la democrazia – già ottenuto dai parlamenti del Marocco e dell’Autorità palestinese – venga accordato a un sempre maggior numero di parlamenti, in particolare di Paesi del Nord Africa. Ulteriori traguardi auspicati dalle partecipanti all’incontro sono la “promozione della firma e della ratifica della Convenzione Onu sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne #Cedaw#”, il ritiro delle riserve da parte dei Paesi che le hanno depositate, e l’adesione alle convenzioni in materia del CdE, in particolare la Convenzione n. 210 sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, aperta alla firma lo scorso 11 maggio ad Istanbul.

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