EGITTO – ( 21 Giugno )

“Le scelte della Consulta egiziana e della giunta militare, lo scioglimento del parlamento e la limitazione del potere del prossimo presidente, si possono considerare come tentativi di riequilibrare anomalie provocate dai movimenti islamisti, che attraverso manipolazioni avevano ottenuto in parlamento una maggioranza assoluta”. Così il gesuita islamologo p. Khalil Samir, commenta in un’intervista a Radio Vaticana l’attuale situazione di stallo politico nel suo Paese natale, l’Egitto, dove, in un clima di tensione, si attendono i risultati del ballottaggio per le presidenziali. “Certo – continua – c’è il rischio che l’esercito tenti di riprendere il potere come al tempo di Mubarak e subito dopo la sua caduta. Ma c’è anche la possibilità che l’intervento dei militari possa rimettere in ordine le cose”. L’esperto commenta positivamente l’ampia partecipazione dei cristiani-copti al voto: “Significa che ora i cristiani si sentono finalmente ‘cittadini’, parte in causa nelle decisioni del popolo egiziano”. Il loro voto, “in maggioranza per l’ex-premier Shafiq è stato certamente un voto anti-islamistico. I copti temono che sia rafforzato l’art. 2 della costituzione che afferma che la Shari’a è il fondamento della legislazione. La Shari’a è infatti basata sulle decisioni personali degli Ulema è può essere gravemente discriminatoria e violare la libertà religiosa”.
 
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