EGITTO – ( 24 Novembre )

Egitto in piazza contro Morsi. Il Consiglio dei giudici: attacco all’indipendenza della magistratura


In Egitto non si fermano proteste e sit-in dopo la decisione del capo dello Stato, Mohamed Morsi, di rafforzare i suoi poteri, indebolendo la magistratura e blindando l’Assemblea costituente. Forte la protesta del Consiglio dei giudici, che accusa: è un attacco contro l’indipendenza della magistratura. Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

L’Egitto torna in piazza con manifestazioni e slogan contro il presidente in carica Mohamed Morsi. Il capo di Stato, con un decreto, ha aumentato i suoi poteri a scapito della magistratura e blindando l’Assemblea che sta riscrivendo la nuova Costituzione del Paese. Ieri, in Piazza Tahrir, al Cairo, luogo simbolo delle proteste che hanno portato alla fine del regime di Mubarak, le forze dell’ordine hanno lanciato lacrimogeni contro i contestatori, i quali, a loro volta, hanno confermato l’occupazione che durerà almeno una settimana. ”Lavoro per la stabilità economica e sociale, sono il presidente di tutti gli egiziani” ha detto lo stesso Morsi, precisando che il decreto è necessario per la riapertura dei processi a carico dell’ex presidente Mubarak e quello nei confronti dei responsabili della dura repressione in piazza Tahrir, un anno fa. E proprio in questa sede, si sono registrati tafferugli tra oppositori e sostenitori del presidente in carica, oltre cinquanta i feriti. Incendiate le sedi degli uffici del partito dei Fratelli Musulmani – movimento di provenienza del capo dello Stato – ad Alessandria, Port Suez e Ismailyia, anche qui cinquanta feriti. In questo scenario si collocano le preoccupazioni dell’Onu per le “conseguenze sui diritti umani e la possibile instabilità che potrebbe innescarsi nella regione”.

Sulla situazione in Egitto abbiamo raccolto il commento di Massimo Campanini, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di Trento:RealAudioMP3

R. – Indubbiamente Morsi sta forzando la mano alla situazione. Si sente legittimato dal voto popolare e soprattutto è sicuro che attraverso una concentrazione dei poteri nelle sue mani, potrà imprimere all’Egitto una svolta decisiva; perché sostiene che questa sua presa di potere, risulterà utile per realizzare gli obiettivi della rivoluzione del febbraio 2011.

D. – Quindi stiamo assistendo ad un processo democratico oppure ad un’islamizzazione?

R. – Penso che il processo in corso sia comunque un processo democratico, perché mette in circolazione molte forze di diversi orientamenti che potranno collaborare – seppure scontrandosi – al delinearsi del futuro del Paese. Secondo me, il problema dell’islamizzazione è un problema a lungo termine.

D. – La piazza che vediamo oggi che continuità ha con la piazza che un anno fa fece cadere il regime Mubarak?

R. – È completamente diversa quella di un anno fa, la quale esprimeva una sorta di democrazia dal basso. Qui c’è un’aggregazione di forze politiche che si oppongono a Morsi presentando potenzialmente un piano alternativo, però non vedo nelle forze laiche e di sinistra quel sostegno popolare che hanno invece i Fratelli Musulmani.

D. – C’è il rischio di una profonda spaccatura?

R. – Il rischio indubbiamente c’è. La società egiziana è molto composita, c’è una base comune di identità nazionale, di coscienza e auto percezione islamica, questo fornirà il background di riferimento per i prossimi movimenti istituzionali e costituzionali. Questa identità popolare è plasmata dalla religione e in qualche modo la religione stessa avrà la possibilità di giocare un ruolo sempre più importante nell’evoluzione del futuro dell’Egitto.

D. – Questo vuole dire anche che il futuro dei copti sarà messo a dura prova?

R. – Indubbiamente il problema delle tensioni religiose all’interno dell’Egitto è importante. Però, non bisogna dimenticare che alla base delle tensioni fra copti e musulmani ci sono anche ragioni di tipo politico ed economico. Inoltre non bisogna dimenticare nemmeno che alcune recenti aggressioni contro i copti, sembrano essere state fomentate da elementi incontrollati che volevano far fallire il processo rivoluzionario mettendo a rischio la pace interna del Paese.

D. – A livello internazionale, Egitto e Stati Uniti hanno avuto un ruolo centrale per ricomporre, almeno in questi giorni, la frattura fra Israeliani e palestinesi…

R. – Credo che l’Egitto stia recuperando il ruolo che gli spetta all’interno della politica internazionale. Questo è un merito di Morsi. L’attivismo diplomatico egiziano va visto come foriero di una ricostruzione dei rapporti di forza, degli equilibri dell’intero quadro mediorientale.

Ultimo aggiornamento: 25 novembre 2012

 
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