EGITTO – (3 Ottobre)

Non è un paese per cristiani

Da marzo ad oggi l’aumento delle tensioni religiose in Egitto ha portato all’emigrazione di oltre 100mila cristiani, denuncia l’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani, secondo cui questa fuga di massa potrebbe modificare le componenti demografiche che caratterizzano il Paese e la sua stabilità economica. «La comunità internazionale non può assistere in silenzio a un dramma di queste proporzioni», raccomandano in Segreteria di Stato vaticana. La principale causa che determina l’emigrazione «è da ricercare nel conflitto tra i salafiti e i copti».

VATICANISTA DE LA STAMPA

L’aumento delle tensioni religiose in Egitto ha portato all’emigrazione di circa 100mila cristiani dal marzo del 2011, denuncia l’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani, secondo cui questa fuga di massa potrebbe modificare le componenti demografiche che caratterizzano il Paese e la sua stabilità economica. La principale causa che determina l’emigrazione, sottolinea l’organizzazione, è da ricercare nel conflitto tra i salafiti e i copti. Secondo gli analisti, questo alto tasso di emigrazione è in gran parte conseguente alle rivolte della primavera araba iniziate nel dicembre 2010 che avrebbero aumentato il potere della componente islamica della società. Per il ‘Christian Post’, le tradizionali frizioni esistenti tra musulmani e cristiani si traducono ora nella volontà dei primi di espellere i secondi, da alcuni considerati invasori di una terra a maggioranza musulmana. Inoltre i salafiti, che hanno avuto un ruolo attivo nelle rivolte egiziane, stanno ora vedendo aumentare il loro peso politico. Per i cristiani d’Egitto emigrare è difficile, ma la comunità vive con «il terrore che la corrente islamista si rafforzi e prenda di mira i copti», evidenzia lo scrittore Adel Girgis commenta i dati diffusi di recente dall’Unione egiziana per i Diritti umani, secondo cui da marzo sarebbero oltre 100mila i copti emigrati negli Stati Uniti, Canada, Australia ed Europa. «Ho monitorato personalmente la situazione dei cristiani, essendo io stesso un copto interessato alle questioni della comunità- sottolinea Girgis- La loro emigrazione non è in aumento perchè la strada è praticamente chiusa. Solo uno su cento riesce a ottenere un visto dalle ambasciate straniere».Girgis, autore di numerosi e romanzi e saggi dedicati alla comunità copta in Egitto, ammette tuttavia che i cristiani «hanno paura che la corrente islamista si rafforzi». «Alcuni hanno il sentore che i copti potrebbero essere presi di mira – dice – soprattutto dopo gli scontri confessionali cui si è assistito nel Paese negli ultimi tempi». Quindi, nonostante «il motivo principale dell’emigrazione degli egiziani musulmani e cristiani sia il fattore economico», «vi sono cristiani che emigrano per paura» Questi ultimi «temono i problemi che insorgono dopo una rivoluzione, come è accaduto dopo la rivoluzione del 1952», spiega con riferimento al colpo di stato che vide l’ascesa al potere dell’ex presidente Nasser, cui seguirono tensioni con la comunità copta. Ma il sentimento della paura «è generale in Egitto» ed è riconducibile «al caos e a coloro che hanno interesse a sfruttare questo stato di cose – prosegue – In questo momento in Egitto vi sono molte mani che agiscono per sfruttare il caos a loro vantaggio». Secondo il direttore dell’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani, Naguib Gabriel, i copti non stanno abbandonando l’Egitto volontariamente, ma vengono costretti a fuggire dai salafiti con tattiche aggressive.Nel documento inviato al governo egiziano e al Consiglio supremo delle Forze Armate, l’Unione egiziana afferma che «i copti rappresentano un forte pilastro nell’economia. I copti che stanno lasciando la loro terra natale non lo stanno facendo per necessità di lavoro, dal momento che costituiscono la classe imprenditoriale e professionale del Paese, ma per paura della linea dura adottata dai salafiti» nei loro confronti. A testimonianza, il documento ricorda l’escalation di attacchi sferrati contro la comunità cristiana in Egitto. Tra quelli più recenti, l’organizzazione annovera l’uccisione di nove cristiani all’inizio di settembre nel distretto di Mokatam Hills sopra al Cairo, la bomba alla chiesa copta di Alessandria a Capodanno e il taglio delle orecchie a un anziano copto a Qena. Una situazione più volte denunciata dai copti, che a maggio hanno manifestato a piazza Martin al Cairo per ribellarsi alle violenze. Molti di loro, tra l’altro, non hanno dubbi nel far coincidere la deposizione dell’ex presidente Hosni Mubarak con l’aumento dell’intolleranza religiosa nei confronti dei cristiani. Dall’Egitto, la maggior parte di copti cerca rifugio negli Stati Uniti.

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