EGITTO – (8 Dicembre)

Il futuro dell'Egitto nelle mani dei Fratelli musulmani di Ugo TramballiCronologia

Se i dati fossero quelli finali, e non solo la prima tappa di una lunga marcia elettorale, gli islamici avrebbero il diritto di fare dell’Egitto quello che vogliono: di modificare o riscrivere daccapo la Costituzione, di imporre la sharia e islamizzare ogni cosa: dalle scuole al ruolo della donna, dalle forze armate alle opposizioni, dalla minoranza cristiana all’economia.

I risultati dello scrutinio per la camera bassa nei primi nove governatorati del Paese, dopo il ballottaggio, sono molto chiari: Fratellanza islamica e radicali salafiti superano i due terzi. Sono 80 seggi per i primi e 33 per i secondi, dei 168 che erano in lizza. Fratelli musulmani attraverso il loro partito Libertà e Giustizia, e salafiti per il momento non hanno intenzione di coalizzarsi. E il ballottaggio di lunedì ha coperto solo una parte dell’elettorato egiziano: i seggi complessivi sono 504. Per il parlamento ci saranno altre due tornate con relativi ballottaggi per il terzo dei seggi che viene eletto con sistema maggioritario. Poi, sempre diviso in tre fasi con altrettanti ballottaggi, si voterà per la camera alta, la Shura.


Il problema è che tutte le altre tappe di questa lunga marcia confermeranno e forse enfatizzeranno il successo islamico. La fratellanza sarà di gran lunga il primo partito e i salafiti il secondo. Quelli che pensano a un Egitto più laico (la definizione va usata con cautela nel mondo arabo) sono e resteranno molto distanti. Ed è fatale che il nuovo presidente egiziano che verrà eletto la prossima estate, sarà un’emanazione diretta della loro volontà, anche se si presentasse come indipendente. Prima che il loro successo elettorale incominciasse a dimostrarsi nella sua vastità, i Fratelli musulmani sostenevano di non voler presentare un loro candidato presidenziale. In questi mesi potrebbero cambiare idea.

Accertato il successo islamico, al momento la sola cosa concreta prodotta dalla Primavera araba, bisognerebbe capire come verrà usato. Forse non lo sanno nemmeno i Fratelli musulmani. Diversamente da quelli tunisini, decisamente moderati, gli egiziani sono divisi in almeno due grandi correnti: i conservatori che ora guidano il movimento e il suo partito; i riformatori moderati, sostenitori quanto i liberali di un Egitto moderno, che due anni fa erano stati estromessi dalla Fratellanza. Quando saranno chiamati a governare, sceglieranno una linea più moderata e di collaborazione con gli altri, come promesso prima delle elezioni, o si faranno inebriare dal profumo della vittoria? Il loro esempio sarà l’Islam moderato al potere in Turchia o quello militante iraniano, per quanto sciita? Probabilmente non sarà l’uno né l’altro: ma cosa sarà davvero, per il momento non lo sanno nemmeno loro.

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