IDEE – ( 21 Settembre )

IDEE
Islam qual è il tuo volto?
 
 
Non penso di essere il solo a porre questo duplice interrogativo (Islam, chi sei? Islam, dove sei?) e la mia domanda è quella di un cristiano che ha sempre portato uno sguardo amichevole sui musulmani e che ora manifesta qualche perplessità sull’islam stesso. Un islam o i mille e uno islam? Trovo un’ampia scelta di analisi, sia tra i professori e gli esperti che hanno prodotto un’abbondante letteratura, sia tra i partner avuti nei colloqui da Istanbul a Khartoum, da Rabat a Giacarta.
Ho riflettuto molto sui rapporti islamico-cristiani. 

Li considero molto complessi e nevralgici a causa del peso della storia ma soprattutto per via della natura stessa delle due religioni, che in fin dei conti sono molto più dissimili di quanto non si pensi abitualmente. Cosciente dei dibattiti all’interno dell’islam, vorrei assicurare i musulmani, figli di Abramo come me, dei miei sforzi costanti per comprendere la loro fede e associarmi alla diagnosi instancabile del cardinale Tauran: «Chiarire l’evoluzione dell’islam, le sue diverse componenti e i fattori interni che li mettono in movimento, con le loro ricadute positive e negative sulle nostre due comunità; è più ancora di una necessità, è una realtà quotidiana sotto i nostri occhi» (Amman, 21 maggio 2009).

L’islam, con più di un miliardo di adepti, rappresenta con il cristianesimo il patrimonio religioso più considerevole che l’umanità abbia mai elaborato. Sono tutti e due a vocazione universale e l’islam, nato dopo il cristianesimo, pretende di ampliare e inglobare il messaggio biblico. L’ora del dialogo islamico-cristiano suona oggi con la forza di un campanone, poiché alcune derive islamiche e diversi attentati terroristici hanno recentemente sfigurato il volto dell’islam e hanno fatto dimenticare la qualità dei suoi valori religiosi. Grazie ad amici come Gilles Kepel capisco meglio che siamo tutti sulla stessa barca: gli uni e gli altri, per cammini diversi, abbiamo da fronteggiare insieme il problema della «modernità» e Allah sa quanti ostacoli incontri l’islam per riformarsi, per rinnovarsi, non dico in modo “conciliare”, perché non beneficia di alcun magistero di esegesi, né di regolamentazione.

Cinque volte al giorno, un buon musulmano si prosterna per testimoniare pubblicamente che «tutto è sacro ma niente deve essere adorato se non Dio». Come potrebbe un buon cristiano non avvicinarsi a lui con il Vangelo della misericordia di Dio?

Dopo le primavere arabe la stessa libertà religiosa dei cristiani di Oriente che vivono in Paesi islamici deve essere tutelata: temono per la loro permanenza su una terra che abitano da millenni, soprattutto quando constatano che la «primavera» è seguita e minacciata dai rigori di un inverno portato da correnti estremiste. Oggi tutta la comunità internazionale deve mobilitarsi per aiutare la Nigeria (il Paese più popolato dell’Africa) colpita, nelle provincie musulmane del nord, dalla violenza settaria contro le comunità cristiane che si raccolgono per il culto la domenica.

Qui la violenza dei primi suscita la violenza degli altri. Il problema della libertà religiosa occupa attualmente il primo posto in molti Paesi, non solo per quanto concerne la legittima reciprocità, ma di per se stesso. È un aspetto fondamentale della libertà di coscienza delle persone e della sicurezza dei popoli. Nel gennaio 2012, una Ong protestante «Porte aperte» ha pubblicato un «Indice mondiale delle persecuzioni». Il 75% delle vittime sono cristiani, senza dimenticare l’ondata di esazioni e di esclusioni che subiscono, in certi Stati dell’India, i musulmani da parte dei buddhisti. 

È bastata un’accusa di blasfemia perché un ministro cattolico in Pakistan, Shahbaz Bhatti, fosse assassinato il 2 marzo 2011. I perseguitati di tutti i Paesi e di tutte le religioni, coraggiosi nella loro fede, attendono da noi una costante solidarietà. In cambio, il loro esempio diventa un aiuto perché la lotta per la fede è portata avanti ovunque sotto la stessa insegna. Lo scorso 18 giugno, a Tunisi, il cardinale Scola, arcivescovo di Milano e promotore della Fondazione «Oasis», è intervenuto sul tema: «La religione in una società in cambiamento». Cristiani o musulmani, non siamo forse tutti in un periodo di transumanza verso nuovi orizzonti?

 
Roger Etchegaray
 
Il testo completo si trova su:
 
condividi su