Elezioni presidenziali domani in Iran: nessun favorito tra i 6 candidati
In Iran si è chiusa stamattina la campagna elettorale per le presidenziali di domani. Non c’e’ un chiaro favorito tra i sei candidati che si contenderanno il voto dei 50 milioni di aventi diritto e viene dato per scontato che si arrivi al ballottaggio, il 21 giugno. La selezione dei candidati condotta da parte dei Guardiani della Rivoluzione ha lasciato in lizza molti esponenti considerati vicini all’ayatollah Khamenei. Questo vuol dire che il risultato sarà abbastanza scontato, ma non troppo. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Riccardo Redaelli, docente di Storia e Istituzioni del mondo islamico all’Università Cattolica di Milano:
R. In Iran le cose non sono mai scontate, ma chiaramente Khamenei non ha voluto correre rischi: non ha voluto candidati forti, non ha voluto candidati riformisti. Il suo obiettivo è quello che, chiunque vinca le elezioni, anche se lui ha dei favoriti, ovviamente, sia comunque qualcuno riferibile alla sua area.
D. La selezione dei Guardiani ai danni per esempio di Rafsanjani, destinato a stravincere, o lautoesclusione, dichiarata da Katami, hanno cambiato il volto di questa tornata elettorale. Che ruolo possono svolgere, comunque, esternamente in queste elezioni?
R. Limitato, perché i riformisti non avevano alcuna chance. Vi è anche una fortissima manipolazione dei risultati elettorali, cosa che non avveniva in passato in Iran. Credo che, forse, più di tutto possa giocare lastensione da parte del movimento dei riformisti.
D. Anche perché larea moderata riformista è stata marginalizzata ed è ben presente la repressione delle manifestazioni che ci sono state nel 2009…
R. Esattamente. Dalle grandi manifestazioni, dalla sorpresa delle elezioni della campagna elettorale del 2009, è arrivata una lezione per il regime: di non permettere la minima apertura, perché i riformisti sarebbero stati pronti ad occuparla e ad avere visibilità.
D. Su una cosa non ci sono dubbi: il compito del futuro presidente, chi esso sia, sarà soprattutto quello di intervenire su uneconomia piegata dagli effetti delle sanzioni e da squilibri interni. Quindi, comunque, sarà un compito ed un ruolo molto delicato…
R. Sì, anche se io credo che il prossimo presidente possa giocare più il ruolo di esecutore delle direttive di Khamenei, del leader supremo. Leconomia ha degli squilibri enormi, ma questi squilibri enormi sono dovuti sia alle sanzioni, sia alla trasformazione dellIran, con la presa del potere economico e politico, non solo militare, da parte dei pasdaran, che sono sempre più lelemento forte del regime.
D. LIran si sta muovendo su più fronti per imporre il suo ruolo sullo scacchiere internazionale, anche perché continua ad essere un Paese molto importante strategicamente…
R. E un Paese cardine del Medio Oriente, ma io credo che lIran di oggi sia un Iran dal punto di vista geopolitico più debole rispetto al passato. Proprio lavventurismo di Ahmadinejad ha scatenato la reazione dei Paesi arabi del Golfo, dei movimenti sunniti, che cercano di sfidare il ruolo geopolitico iraniano. La potenza iraniana è una potenza derivata più dagli errori commessi dallAmerica e dallOccidente che dalla propria forza.