IRAQ – (15 Luglio)

Iraq: il 2010 un anno terribile per i cristiani di Naman Tarcha

L’organizzazione per i diritti umani “Hammurabi” registra 92 assassinati e 47 feriti. Negli ultimi sette anni le vittime cristiane sono state 822; di queste 629 uccise per la loro appartenenza alla minoranza cristiana. L’esortazione di Benedetto XVI a non abbandonare il Paese, e i segni di vitalità della comunità cristiana.

Baghdad (AsiaNews) – Il 2010 è stato l’anno peggiore per la comunità cristiana in Iraq. Lo denuncia l’organizzazione per i diritti umani in Iraq Hammurabi. Molti cristiani sono stati costretti a lasciare il Paese nel timore di uccisioni e violenze di ogni tipo. Il bilancio delle vittime tra i cristiani negli ultimi sette anni, secondo Hammurabi, supera la 822 persone. 629 di loro sono stati assassinati per il fatto di far parte della minoranza cristiana. Altri 126 sono rimasti coinvolti in attentati di vario genere; altri ancora sono rimasti vittime di operazioni militari compiute dalle forze americane e irachene. Il 13% delle vittime sono donne. Fra le vittime cristiane del 2010 si contano 33 bambini, 25 anziani e 14 religiosi. Nell’anno 2010 Hammurabi registra 92 casi di cristiani uccisi e 47 feriti; 68 a Baghdad, 23 a Mosul e uno a Erbil.

Il direttore dell’Organizzazione umanitaria Hammurabi, che trae il suo nome dal Codice di Hammurabi, una fra le più antiche raccolte di leggi conosciute nella storia dell’umanità, William Warda, ha affermato che attraverso il monitoraggio costante e la documentazione raccolta risulta che tutte le Chiese cristiane in Iraq – caldei, assiri, siriaci, armeni -, hanno subito forti perdite nel numero dei loro fedeli, in tutto il Paese. Il calo appare particolarmente forte a Baghdad e Mosul, dove i cristiani sono concentrati in numero maggiore. Warda ha aggiunto che in solo anno ci sono stati più di 90 cristiani assassinati e 280 feriti; e due chiese sono state bersaglio di attentati a Baghdad. Secondo l’Unicef fra il 2008 e il 2010 i bambini uccisi in Iraq sono stati più di 900, e 3200 i feriti. I bambini rappresentano l’8.1% delle vittime di attentati in Iraq, dove si moltiplicano gli attacchi contro le scuole e il personale dell’istruzione.

A dispetto della violenza che ancora miete vittime, nella comunità cristiana irachena non mancano i segnali di una forte vitalità. Il 4 luglio il capo della comunità caldea, il patriarca Emmanuel Delly III, ha reso visita alla massima autorità religiosa sciita irachena, Ali al Sistani, e ha sottolineato che si è trattato di “una visita fraterna, per ribadire l’unità dell’Iraq e degli iracheni musulmani e cristiani”. La settimana scorsa a Kirkuk, a nord di Baghdad, è stata inaugurata la prima chiesa costruita dopo l’invasione dell’Iraq del 2003, su un terreno donato dal governo iracheno con il contributo del Presidente Jalal Talabani, e finanziata dalle offerte dei cristiani iracheni (IRAQ, “Tre fontane”: una nuova chiesa a Kirkuk, segno di speranza) .

In questo quadro ci sono voci, finora impossibili da verificare, sull’ipotesi di una visita di Benedetto XVI nella storica di città di Ur dei Caldei, nel sud dell’Iraq. Un viaggio analogo programmato da Giovanni Paolo II per il Giubileo del 2000 non si è potuto realizzare per ragioni di sicurezza. Benedetto XVI ha più volte invitato i cristiani del Medio Oriente e dell’Iraq in particolare a non abbandonare la loro patria.


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