Si è tenuta ieri a Kirkuk la conferenza sul tema Insieme rinforziamo la convivenza in Iraq, presieduta da mons. Sako, arcivescovo della città. La chiusura è segno di morte mentre lapertura è indice di crescita ed integrazione. Ciascuno deve iniziare questo lavoro – ha ribadito mons. Sako nel corso dellincontro – a partire da sé e con il desiderio di ricostruire. Levento è stato organizzato dallarcivescovado cattolico in collaborazione con lAssociazione per i popoli minacciati di Erbil (Kurdistan) e hanno partecipato circa 150 fra leader religiosi e politici delle comunità cristiane, musulmane di etnia curda, araba, turcomanna, caldea assira yazida, mandea. Insieme è stato analizzato il tema della convivenza su un piano sociale, educativo, psicologico e religioso. LIraq ha affermato mons. Sako – è formato da vari gruppi, che costituiscono un mosaico di culture e civiltà, religioni, sette e linguaggi con più facce e colori. Tutti portano con sé un patrimonio, che lega in profondità luno allaltro. Il Paese ha ora bisogno di un modello culturale e sociale che promuova lunità attraverso il pluralismo, la tolleranza e la convivenza armoniosa fra le varie religioni ed etnie. Secondo larcivescovo – riporta lagenzia AsiaNews – ognuno deve contribuire a questo lavoro con il desiderio di ricostruire lIraq. Le religioni devono perciò conoscersi e imparare a vivere insieme per agire in modo positivo smantellando il clima di odio e incoraggiando una partecipazione responsabile della popolazione. La politica, dal canto suo, dovrebbe promuovere lunità, distinguendosi dal culto: gli odii del Paese sarebbero, infatti, causati da uneccessiva politicizzazione della religione. Cè allora la necessità di spingere i politici a creare una costituzione che garantisca diritti e doveri uguali per tutti. Infine mons. Sako si è soffermato sul sistema educativo: è importante eliminare dai programmi scolastici espressioni che invitano allodio e alla discriminazione di un gruppo religioso rispetto allaltro. (G.I.)
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