IRAQ – (19 Maggio 2018)

Un cittadino sventola una foto che ritrae Muqtada al Sadr
(AFP or licensors)

Elezioni in Iraq: vince la coalizione di al-Sadr

L’alleanza guidata dal religioso sciita Muqtada al Sadr ha vinto le elezioni irachene. Le votazioni del 2018 sono le prime dalla sconfitta del sedicente Stato islamico. Il commento del patriarca caldeo di Babilonia, Raphael Louis I Sako

Luisa Urbani – Città del Vaticano

A sorpresa vince l’alleanza guidata dal religioso sciita. È questo il risultato delle elezioni politiche che si sono svolte il 12 maggio per il rinnovo dei membri del Consiglio dei rappresentanti. I dati definitivi sono stati comunicati nella notte dalla Commissione elettorale irachena. La coalizione degli Uomini in Cammino di Al-Sadr, formata da musulmani sciiti, comunisti laici e attivisti anti-corruzione, ha conquistando 54 seggi, vincendo così le elezioni parlamentari. Seconda l’Alleanza per la Conquista, una coalizione filo-iraniana che riunisce le milizie anti-Is sostenute da Teheran. Mentre la lista del premier uscente Haider al Abadi, ha ottenuto solo 42 seggi, arrivando così terza.

Nuove basi per un nuovo Iraq

Quindici anni dopo la caduta di Saddam Hussein e pochi mesi dopo la sconfitta del cosiddetto Stato islamico, le elezioni parlamentari irachene costituiscono un’ opportunità per porre le basi per un nuovo Iraq. “Credo che queste elezioni – spiega il patriarca caldeo di Babilonia Raphael Louis I Sako – siano una nuova fase per la creazione di uno Stato più unito e capace di uscire dal totalitarismo confessionale ed etnico. Siamo di fronte ad una novità che dona speranza. La maggioranza del popolo – prosegue – è favorevole ad un regime civile basato sulla cittadinanza e sulla sovranità dell’Iraq, senza l’intervento dei Paesi vicini. Però – sottolinea ancora il patriarca – servirà un accordo per formare un nuovo governo. Anche se è l’alleanza di Moqtada al-Sadr è in testa, non ha i numeri per governare. Sarà molto complicato arrivare ad un accordo perché ci sono tendenze e idee diverse”.

Lentezza negli spogli

Che Sadr avesse vinto le elezioni lo si sapeva da diversi giorni, ma non era noto quanti seggi avesse ottenuto la sua coalizione. Si è dovuto aspettare quasi una settimana infatti per i risultati definitivi. “C’è stata una grande tensione tra le coalizioni – commenta il patriarca Raphael Louis I Sako – c’è una lotta al potere tra sciiti, sunniti e curdi. Ogni coalizione nutre sospetti verso gli altri, per questo non era facile dichiarare i risultati definitivi in breve tempo”. Sospetti e tensioni che però non si sono trasformati in scontri. “Fortunatamente non ci sono stati problemi a livello di sicurezza. Questo è un segno molto positivo”.

Protesta e astensionismo

I risultati confermano che questo è stato un voto di protesta contro i partiti precedentemente al governo e contro un sistema corrotto. Una protesta che però si è manifestata anche attraverso l’astensionismo. L’affluenza alle urne, infatti, è stata del 44,5 per cento. “La popolazione è ormai delusa dalla classe politica. Molti iracheni non sono andati a votare perché scoraggiati. Però – dichiara il patriarca – nonostante tutto, le persone devono recarsi alle urne e lottare contro la corruzione, anche perché si sta vivendo un cambiamento, ci sono tante nuove figure politiche”.

La vicinanza del Papa

Parlando delle elezioni il patriarca sottolinea che il 12 maggio, proprio mentre il popolo iracheno si recava alle urne, veniva battuto all’asta il numero unico della Lamborghini Huracan, donata al Pontefice dalla casa automobilistica lo scorso 15 novembre. L’auto è stata battuta per la cifra di 715mila euro e, come da volere del Santo Padre, l’intera somma verrà devoluta in beneficenza e larga parte del totale andrà ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” per sostenere il piano di ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive in Iraq. “Il Papa – dichiara il patriarca – non cessa mai di dimostrare la propria vicinanza ai cristiani iracheni e a tutti coloro che soffrono. Questo dono dà forza alla gente nel testimoniare la fede cristiana in una società a maggioranza musulmana. È un gesto ricco di significato. Un gesto paterno che infonde speranza alla gente, soprattutto in questo momento in cui tutti hanno paura del futuro”.

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