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IRAQ – (21 Dicembre 2017)

Mosul. Prima Messa alla diga dalla fuga del Daesh. Gli alpini donano l’altare


Luca Geronico giovedì 21 dicembre 2017
L’arcivescovo Boutros Moshe: questa Eucaristia è un segno di rinascita e di solidarietà tra i vicini delle diverse comunità religiose

La Messa alla chiesa della Santa Croce di Mosul Dam

La Messa alla chiesa della Santa Croce di Mosul Dam

Il piccolo altare lo hanno regalato i militari del terzo reggimento alpini che costituisce la “Task force Praesidium” che protegge la diga di Mosul e il territorio circostante. Così ieri, per la prima volta dalla cacciata del Daesh, è stata celebrata una Messa nella chiesetta della Santa Croce nel villaggio di Mosul Dam. A presiederla l‘arcivescovo siro-cattolico di Mosul, Boutros Moshe: “Una grande gioia e una grande grazia questa celebrazione che è pure un segno di solidarietà tra i vicini delle diverse comunità religiose”, ha dichiarato. Sinora, per le 20 famiglie cristiane rimaste nel villaggio (circa 130 persone), per partecipare alla Messa l’unica possibilità era di recarsi a Erbil. Un segno di rinascita di una comunità a cui hanno partecipato pure le autorità militari e alcuni rappresentanti della locale comunità musulmana tra cui l’imam Saad Adbulmajed.

L'arcivescovo Moshe benedice l'altare donato dal terzo reggimento alpini

L’arcivescovo Moshe benedice l’altare donato dal terzo reggimento alpini

La comunità cristiana di Mosul Dam sino al 2013 rappresentava circa il 15-20% della popolazione del villaggio. Oggi, dopo la presenza di Daesh e la fuga di numerose famiglie, è ridotta ad appena il 2% degli abitanti. In occasione della celebrazione eucaristica gli alpini, attraverso il loro cappellano don Epifanio Di Leonardo, hanno così voluto donare un piccolo altare al posto di quello che era stato devastato dai terroristi del Califfato islamico. Infatti la chiesa della Santa Croce fu gravemente danneggiata nell’agosto del 2014 quando il Daesh per alcune settimane prese il controllo della diga e del villaggio. Il vecchio altare in marmo fu volontariamente distrutto come furono sfregiate le immagini religiose presenti sulle pareti. Ora, grazie all’impegno e al sacrificio della piccola comunità cristiana locale che non ha voluto abbandonare il villaggio, la chiesetta è stata in buona parte restaurata ed è divenuta un simbolo di rinascita.

L'arcivescovo siro-cattolico di Mosul, Boutros Moshe, durante la celebrazione eucaristica

L’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, Boutros Moshe, durante la celebrazione eucaristica

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Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/diga

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