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IRAQ – (4 Maggio 2020)

Iraq: card. Sako (patriarca) su uso della lingua araba da parte della Chiesa caldea. “Intolleranza e pregiudizio sono tra i motivi per i quali ogni società non progredisce”

foto SIR/Marco Calvarese

“Intolleranza, pregiudizio e ignoranza sono tra i motivi più importanti a causa dei quali ogni società o istituzione non progredisce”. È quanto scrive il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, rispondendo, attraverso il sito del Patriarcato, ad alcune critiche relative all’uso della lingua araba da parte della Chiesa caldea durante le liturgie trasmesse via social durante questo tempo di pandemia. “La Chiesa caldea – precisa il cardinale – usa la lingua parlata dai suoi figli ovunque si trovino. Nei villaggi della pianura di Ninive e della regione del Kurdistan o nei villaggi di Iran e Turchia, usiamo la lingua caldea-Sureth (neo-aramaico, ndr.) per la messa, ma ci sono caldei a Mosul, Baghdad, Kirkuk, Bassora, in Siria e Libano che parlano solo arabo e hanno i loro diritti. Diversamente li perderemmo. I nostri cittadini arabi che desiderano ascoltare le nostre preghiere hanno anche il diritto di seguirle nella loro lingua. Oggi non possiamo agire come in passato quando il 90% dei caldei era in Iraq e la maggior parte di loro parlava il cadeo-Sureth”. Nel suo messaggio il patriarca Sako ricorda che “la lingua è un mezzo, non un obiettivo. L’obiettivo è la missione di Cristo ed è prioritario. Preservare la nostra lingua e patrimonio è responsabilità anche della società civile caldea. Laici caldei, in particolare accademici, politici e attivisti civili, patrioti dovrebbero fondare  istituzioni culturali, linguistiche, folcloristiche, sociali, nazionali, politiche e mediatiche e  anche club sociali e sportivi, come hanno fatto i fratelli assiri e armeni. I caldei devono assumersi le proprie responsabilità e fare sacrifici e non criticare la Chiesa”.
“La nostra eredità – sottolinea Mar Sako – è parte essenziale della ricchezza della Chiesa universale. Il progresso scientifico, culturale e sociale, i social media, i profondi dibattiti filosofici e teologici sono realtà che dobbiamo tenere presenti anche a livello religioso. Il rinnovamento è necessario perché dona speranza ai credenti e rafforza il loro attaccamento ai valori di fede, amore, pace, vita e dignità”. “Siamo orgogliosi del nostro patrimonio – conclude il patriarca di Baghdad – ma questo non è un pezzo da museo. La speranza è che i nostri fedeli si liberino del coronavirus e dai virus dell’estremismo della mente e dello spirito per costruire un futuro migliore”.

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