Sono tanti gli israeliani che in questi giorni pregano per la fine delle ostilità. Da Haifa la locale comunità cattolica di espressione ebraica ha realizzato video clip e composto un canto per chiedere la pace. A Be’er Sheva, città tra le più colpite dalla pioggia di razzi di Hamas, israeliani di fede cattolica partecipano, da cittadini, tutto il dolore delle guerra e piangono i morti di una lista nera che si allunga ora dopo ora. Dice al Sir il parroco, don Gioele Salvaterra: La gente è molto addolorata e sconvolta dalle tante vittime sui due fronti. Ieri sera, nella messa, li abbiamo ricordati ed abbiamo pregato per tutti coloro che soffrono. Per quanto riguarda i soldati israeliani c’è una certa preoccupazione, praticamente ognuno in Israele conosce qualcuno che è in servizio nella zona di Gaza (sia militari di leva che riservisti). Quello che possiamo fare è pregare perché cessino le violenze ed anche i soldati possano tornare a casa sani e salvi. Molte famiglie di Be’er Sheva, inoltre, sono di cristiani arabi della Galilea che vivono qui e molti di loro, dopo la prima settimana di guerra, si sono rifugiati nei villaggi di origine al nord, mentre mariti e padri sono rimasti in città a lavorare.
Qualcuno ha voglia di raccontare come si vive sotto la minaccia di razzi. Già nei primi giorni di guerra Salma e Habib, fratelli adolescenti, dicevano non abbiamo voglia di un’altra guerra, ricordando che i progetti per le vacanze estive appena cominciate erano ben diversi. Per loro è la terza guerra che vivono negli ultimi sei anni nel sud del Paese, senza considerare i lanci di missili occasionali tra un’operazione militare e l’altra. Anche i loro genitori sono molto preoccupati per quanto accade, soprattutto quando i figli sono fuori di casa, per strada: con telefonate ed sms si informano sulle loro condizioni. In generale, spiega ancora il parroco, i ragazzi hanno bisogno di raccontare ciò che vivono tra le emozioni di quella che all’inizio pare un’avventura e la paura: la sirena che suona, la corsa al rifugio, dove si incontrano i vicini di casa, il botto del missile intercettato o quello ancora più forte del missile che cade nelle vicinanze. Ai racconti di oggi si uniscono quelli del passato: una volta un missile è caduto vicino alla mia scuola ricorda Katy. Anche i più piccoli risentono della situazione ed i suono delle sirene unito all’agitazione dei genitori porta i bambini a scoppi di pianti e urla. Sono stata alcuni giorni a trovare la mia famiglia in Galilea – racconta Marian – e mia figlia di tre anni, raccontava a tutti quello che aveva vissuto nei giorni precedenti. Nella comunità cattolica di Be’er Sheva ci sono anche diversi migranti dall’India e dalle Filippine, che lavorano come badanti. In tempo di guerra il loro lavoro è ancora più duro, dovendo trovare un riparo sicuro per i loro malati. La signora che assisto – racconta una di loro – ha paura e non vuole che esca di casa per fare la spesa o venire a messa. Oltre ai lavoratori stranieri ci sono anche alcuni richiedenti asilo, per i quali questi giorni difficili richiamano alla mente le guerre da cui sono fuggiti in Africa. La comunità continua però a radunarsi per la preghiera, che già da diversi giorni, si tiene in una zona riparata della casa e non nella cappella. Al centro della preghiera di tutti è la supplica per la pace, per il bene di tutti. Le parabole che ascoltiamo in queste domeniche dice don Salvaterra – invitano tutti ad essere speranzosi e fiduciosi che il piccolo seme di pace, piantato nella recente visita del Papa e nella seguente preghiera con i leader dei due popoli, possa portare frutto. Un desiderio di pace e di giustizia condiviso: in un incontro di preghiera per la pace organizzato dalla sinagoga del movimento ebraico conservativo a Be’er Sheva, si sono riuniti, nei giorni scorsi, ebrei, musulmani ed un gruppo della comunità cattolica. L’incontro ha mostrato la gioia di tutti nel conoscersi e confrontarsi ed il sogno comune di pace per questa terra, santa per le tre religioni.
http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/07/00291396_i_cattolici_d_israele_tenacemente_pregano.html