ISRAELE/PALESTINA – ( 22 Novembre )

Regge la tregua tra israeliani e palestinesi. L’Onu: si dia spazio ai negoziati


Continua a reggere la tregua tra Israele e i fondamentalisti palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza. L’accordo è stato raggiunto ieri sera a conclusione di una febbrile giornata di tentativi diplomatici. In evidenza il ruolo di mediatori dell’Egitto e degli Stati Uniti, che hanno inviato in Medio Oriente il segretario di Stato, Hillary Clinton. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Stamani si è pensato alla ripresa delle ostilità quando è stato udito l’allarme, nella zona meridionale israeliana di Ashqelon. Le sirene hanno suonato, segnalando il possibile arrivo di missili palestinesi. Poi si è capito che si trattava di un falso allarme, segno che la tregua tiene almeno in queste prime ore. Dopo una settimana di violenze, costate la vita a 162 palestinesi e 5 israeliani, la comunità internazionale guarda con soddisfazione a questo piccolo ma importante passo avanti, raggiunto grazie alla mediazione di Lega Araba, Egitto e Stati Uniti, al quale deve necessariamente seguire un’azione diplomatica incessante tesa alla pace. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, chiede con forza che ora si dia spazio ai negoziati. Sulla tregua raggiunta e sui passi ancora da fare, abbiamo sentito padre Ibrahim Faltas, economo della Custodia francescana di Terra Santa:

R. – E’ importante, la tregua, ma dobbiamo chiederci perché è successo tutto questo. In questi anni, veramente non si è fatto più nulla, non c’è stato più alcun dialogo, né trattative per risolvere la questione mediorientale. E’ come se questa terra fosse stata dimenticata da tutti. E per questo, quando non c’è dialogo, quando non c’è incontro tra le parti, succedono queste cose. In otto giorni abbiamo visto violenza, morti, abbiamo assistito ad una situazione terribile, soprattutto all’uccisione di tantissimi bambini! Penso che dobbiamo aiutare i due governi a sedersi ad un tavolo di dialogo, di riprendere le trattative per trovare una soluzione che consenta ad entrambe le popolazioni di vivere una situazione di pace, di sicurezza e di dignità. Deve intervenire tutta la comunità internazionale!

Quali i rischi di una situazione ancora difficile e che potrebbe precipitare nuovamente? Lo abbiamo chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

R. – Questa è una tregua breve. Può essere un primo passo verso qualcosa, ma non va dimenticato che Israele e Hamas non si riconoscono e che tutta questa settimana di guerra tra questi due soggetti ha messo in ombra l’unico soggetto dei palestinesi con cui si dovrebbe davvero avere un dialogo, perché c’è già un riconoscimento effettivo e cioè l’Autorità palestinesi di Abu Mazen.

D. – Si parla, comunque, di successo diplomatico, raggiunto grazie all’Egitto e alla presenza di Hillary Clinton nella regione…
R. – L’Egitto è un grande Paese e Gaza sta appiccicata all’Egitto: è logico, quindi, che l’Egitto intervenga. Lo ha fatto molto bene e soprattutto l’ha fatto non da solo, ma assieme alla Turchia di Erdogan e altri partner arabi, come la Tunisia e il Qatar. Quindi l’Egitto dei fratelli musulmani, in realtà, è un elemento di stabilità nell’area.

 
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