KURDISTAN – (26 Settembre 2017)

Iraq. Kurdistan, si contano le schede: sì oltre il 90%. I carri di Erdogan sul confine


Luca Geronico martedì 26 settembre 2017
Revocato il coprifuoco a Kirkuk. Domani i risultati definitivi. Gli Usa «profondamente delusi». Esercitazioni di Turchia e Iraq alla frontiera: «Pronte sanzioni economiche e militari»
Festeggiamenti per le vie di Kirkuk subito dopo il voto (Epa)

Festeggiamenti per le vie di Kirkuk subito dopo il voto (Epa)

Lo spoglio è ancora in corso, ma il referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno si è già trasformato in uno scontato plebiscito per il sì. Circa il 93%, secondo dati non definitivi, ha votato a favore dell’indipendenza con una affluenza del 78% fra i 4,5 aventi diritto (dati ufficiali prima del voto parlavano, però, di 5,3 iscritti ai seggi). Intanto, dopo una notte senza incidenti, è stato revocato il coprifuoco a Kirkuk.

Ieri a tarda sera, a spoglio appena aperto, è intervenuto sulla tv di Stato il premier iracheno Haider al-Abadi affermando che il governo di Baghdad non è disposto a colloqui sui risultati del voto con il governo regionale del Kurdistan perché, ha ribadito, si tratta di un referendum «incostituzionale». Preoccupazione ha espresso pure il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, per una consultazione dalle «possibili conseguenze destabilizzanti». Il «dialogo», ha aggiunto Guterres, può risolvere le questioni aperte tra Baghdad e il governo regionale del Kurdistan. Al coro di condanna sul referendum si sono aggiunti pure gli Usa «profondamente delusi» da quella che è una decisione «unilaterale» sull’indipendenza della regione che, ha avvertito il Dipartimento di Stato, «aumenterà l’instabilità e le difficoltà» nella regione. Per Vladimir Putin, che ha telefonato al presidente iraniano Rohani e al presidente turco Erdogan, «l’integrità territoriale» dell’Iraq è estremamente importante per «mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione».

Sono intanto iniziate, all’indomani del contestato referendum, le esercitazioni congiunte di militari iracheni e turchi al confine tra Iraq e Turchia. Il presidente turco Erdogan è tornato nuovamente ad accusare il presidente curdo Massud Barzani: «Fino all’ultimo abbiamo aspettato invano che Barzani facesse un passo indietro. Così non è stato. Questo referendum è un tradimento». Sul tavolo, ha avvertito il leader turco, «sono in discussione sia sanzioni economiche che militari».

Soldati turchi e iracheni lungo il confine con il Kurdistan nel distretto turco di Silo (Epa)

Soldati turchi e iracheni lungo il confine con il Kurdistan nel distretto turco di Silo (Epa)

Ma la febbre dell’indipendenza sembra diffondersi in tutto il Kurdistan. Molti cittadini ieri sera sono scesi nelle strade di diverse città iraniane curde per festeggiare il voto nel Kurdistan iracheno: manifestazioni di giubilo sono state segnalate nelle città iraniane di Mahabad, Saqiz e Marivan. Intanto il governo di Damasco si è detto pronto a discutere di «autonomia» con i curdi presenti in Siria ma respinge categoricamente un referendum per l’indipendenza secondo il modello del Kurdistan iracheno. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri di Damasco, Walid Mouallem, aprendo così per la prima volta all’idea di autonomia dei curdi (il 15% della popolazione) che dall’inizio della guerra hanno stabilito un’amministrazione semi-autonoma nei territori che controllano.

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Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/kurdref

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