Il mistero dunione degli sposi con Cristo. Le unioni interconfessionali e interreligiose sono in aumento in Europa e diffuse in Paesi dellAfrica, del Medio-Oriente e dellAsia. Affinché siano valide, per la Chiesa cattolica, le nozze tra cristiani cattolici e non cattolici o tra cristiani e non cristiani, occorre una dispensa ecclesiastica, che viene concessa – spiega mons. Jean Laffitte – quando cè laccordo dei due coniugi sui fini e sulle proprietà essenziali del matrimonio, nonché limpegno a battezzare i figli ed educarli nella fede cattolica. Le coppie miste non presentano particolari problemi, tuttavia – commenta mons. Laffitte – non è banale amare qualcuno che non condivide la stessa confessione religiosa, e può avere conseguenze sulla partecipazione attiva alla vita della fede. Uno dei due coniugi, solitamente, diviene più indifferente sul piano religioso. Tra i cristiani, soltanto i cattolici credono nellindissolubilità del matrimonio in quanto sacramento, mistero di unione degli sposi con Cristo. Per i cattolici, nel matrimonio, Cristo stringe unalleanza con gli sposi per sua natura irrevocabile, che dura, quindi, fino alla morte di uno dei due. Protestanti e ortodossi ammettono, invece, il divorzio. Maggiori problemi presentano, però, le famiglie con disparità di culto, spesso insuperabili nelle unioni di cristiani con induisti, buddisti, scintoisti. Le difficoltà nelle unioni tra cristiani e musulmani sorgono il più delle volte fin dallinizio, in quanto la tradizione islamica esige che i figli siano educati nella religione del genitore musulmano. È, poi, differente la concezione della donna e della comunità familiare. Esperienze positive di matrimoni islamo-cristiani si registrano soprattutto nei Paesi in cui cè stata una lunga coabitazione delle due religioni, come in Libano, come mostra la ricerca a cura della Commissione episcopale per la famiglia e la vita dellAssemblea dei patriarchi e dei vescovi del Medio-Oriente.
La diversità, rischio e ricchezza. La società libanese – si legge nel documento I matrimoni misti in Libano. Realtà e sfide – presenta una marcata pluralità confessionale e, dunque, un numero elevato di matrimoni misti (interconfessionali) e con disparità di culto (interreligiosi). Sono presenti, infatti, ben diciotto comunità religiose ufficialmente riconosciute. Un terzo della popolazione è di fede cattolica maronita, seguono gli sciiti e i sunniti, quindi, i greci melchiti cattolici e i greci ortodossi, i drusi, gli armeni e altre minoranze cristiane e musulmane. La diversità culturale in Libano è una fonte di ricchezza, leggiamo. In questo contesto, il matrimonio ha una funzione di incontro e anche di limitazione delle comunità come dei loro membri. Le coppie miste sono circa il 15%, i matrimoni interreligiosi non superano il 2%. Il giudizio è positivo per oltre la metà delle persone intervistate per le unioni interconfessionali e per circa un terzo per i matrimoni islamo-cristiani. I problemi – dichiara in prefazione il presidente della Commissione, Antoine-Nabil Andara – sorgono nel vivere quotidiano, soprattutto con letà matura. Infatti, il sentimento damore, il desiderio di vivere sempre insieme e condividere gioie e preoccupazioni rischia di occultare le importanti differenze tra sposi di diversa fede. Ma, spesso la buona volontà non è in grado di supplire alla mancanza di una fede comune e di una condivisa visione della vita e della famiglia. In caso di matrimoni islamo-cristiani, le difficoltà riguardano il ruolo della donna, la concezione dellautorità allinterno della famiglia e leducazione dei figli. Tuttavia, in Libano, in molti casi le unioni matrimoniali miste svolgono una funzione positiva di avvicinamento tra le comunità. In conclusione alla ricerca, gli autori precisano la necessità di una distinzione concettuale e pratica tra diversità e mescolanza, anche per la corretta interpretazione della realtà coniugale, familiare, sociale ed ecclesiale. La nozione di mescolanza sociale è molto ampia ed è utilizzata soprattutto in Europa. La mescolanza è costitutiva della realtà naturale come di quella sociale. La diversità ha, invece, un carattere congiunturale e diventa necessità di salvaguardare la realtà sociale, familiare e coniugale. Le politiche educative devono favorire la diversità come condizione di base e la mescolanza come situazione da assumere senza che divenga una condizione necessaria o di rinforzo della diversità.
a cura di Emanuela Bambara
http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/04/00259792_l_esempio_libanese.html