LIBANO – ( 16 Maggio )

Libano, oltre un milione i rifugiati siriani. Il vescovo di Baalbek: servono aiuti non armi



I profughi siriani che hanno trovato rifugio in Libano sono ormai più di un milione. Lo rivela l’International Crisis Group (Icg), l’Organizzazione indipendente non governativa impegnata nella soluzione dei conflitti. Il Libano, la cui popolazione supera di poco i quattro milioni di abitanti, quanto sta soffrendo questa presenza così massiccia dei rifugiati siriani? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Mons. Simon Atallah, vescovo di Baalbek – Deir El-Ahmar dei Maroniti:RealAudioMP3

R. – C’è una comunione con loro, una partecipazione alle loro ferite, a questa situazione oscura che soffre il popolo siriano. Noi accogliamo questi siriani con molto cuore. Il guaio, però, è che lo Stato non arriva ad organizzare nulla, soprattutto in questo periodo in cui il governo stesso è in crisi, è dimissionario.

D. – Quindi, cosa succede ai profughi che arrivano in Libano?

R. – C’è una confusione enorme. Si sparpagliano in tutto il Paese, entrano ed escono quando vogliono, senza nessun controllo.

D. – C’è quindi anche un problema di sicurezza…

R. – Un problema di sicurezza, un problema di lavoro. Questa gente cerca lavoro. Purtroppo, i libanesi li prendono pagandoli meno di un operaio libanese, per esempio. Anche nelle libere professioni, come quella del medico, si creano cliniche e si comincia a lavorare senza licenza, senza nulla. Questo è davvero un problema e crea una crisi economica al cittadino libanese.

D. – Sappiamo anche che sono aumentati di molto i prezzi degli affitti e c’è una escalation di delinquenza. Ci sono pregiudizi nei confronti dei siriani?

R. – Molti, perché lei sa che i siriani hanno occupato il Libano per più di 30 anni e si sono comportati male purtroppo. Persino il presidente siriano lo aveva confessato. I libanesi, quindi, hanno maturato un sentimento ostile verso questo popolo e, ora che si trova nei guai, il libanese si trova in imbarazzo. La sua morale dice che bisogna accoglierli e l’esperienza che ha fatto è dura.

D. – In quanto Chiesa libanese, voi cosa state organizzando per questi rifugiati?

R. – Noi, attraverso soprattutto Caritas Libano, stiamo organizzandoci il più possibile per poterli soddisfare e venirgli incontro nei bisogni. I bisogni però sono molto grandi e superano le possibilità della Chiesa e dello Stato. Ci sono Stati che hanno promesso aiuti, ma fino adesso non c’è nulla di chiaro e spesso sono promesse più che realtà.

D. – Vuole lanciare un appello dai microfoni della Radio Vaticana?

R. – Noi siamo veramente grati al Vaticano e all’Italia, perché tanti organismi italiani lavorano sul posto e rendono molti servigi.

D. – Un appello invece per quegli Stati che ancora non stanno inviando aiuti…

R. – Purtroppo, devo dire che mandano armi facilmente e per quanto riguarda le cose vitali sono sempre in ritardo.

Testo proveniente dalla pagina

 
 

del sito Radio Vaticana
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