LIBANO – (30 Ottobre 2019)

Il premier Hariri presenta le dimissioni al Presidente Aoun Il premier Hariri presenta le dimissioni al Presidente Aoun  (ANSA)

Libano. Dopo le proteste il premier Hariri si dimette

In Libano ieri pomeriggio, nel 13esimo giorno di proteste antigovernative, il primo ministro Saad Hariri si è dimesso. Il segretario generale dell’Onu, Guterres, chiede ora a “tutti gli attori” della crisi libanese di “evitare la violenza e rispettare i diritti alle manifestazioni pacifiche e di espressione”. Intervista a Roger Bouchahine, già direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Il Libano verso una nuova fase politica. Le dimissioni annunciate ieri pomeriggio in un discorso televisivo sono state accolte da altre manifestazioni di piazza, questa volta per festeggiare la scelta di Hariri. “Ho cercato di trovare una soluzione alla crisi – ha detto Hariri – ma ho raggiunto un vicolo cieco” e ha concluso: “Nessuno è più grande del proprio Paese” citando il padre Rafic, il premier ucciso con un’autobomba nel 2005 a Beirut.

Le proteste

Scoppiate a partire da 17 ottobre contro il carovita e la corruzione, le manifestazioni di protesta nel Paese si sono susseguite per 13 giorni, partendo dalla capitale Beirut e interessando giorno dopo giorno anche le altre città del Libano. Tutto era iniziato dall’annuncio di nuove tasse su beni e servizi, poi bloccate dal governo. E neppure l’annuncio di un pacchetto di riforme che prevedeva il taglio degli stipendi di ministri e deputati ha placato dimostrazioni di piazza. Il segretario generale dell’Onu Guterres chiede alle parti di evitare la violenza e invita tutti gli attori politici a cercare una soluzione politica che preservi la stabilità del Paese e risponda alle aspirazioni del popolo libanese”.

La forza delle manifestazioni di protesta

Per Roger Bouchahine, già direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale, le dimissioni di Hariri dimostrano l’efficacia delle manifestazioni, che si sono svolte senza che dietro ci fosse un partito politico o un potere forte, come qualcuno ha sostenuto.

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