Libano. Dopo le proteste il premier Hariri si dimette
Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Il Libano verso una nuova fase politica. Le dimissioni annunciate ieri pomeriggio in un discorso televisivo sono state accolte da altre manifestazioni di piazza, questa volta per festeggiare la scelta di Hariri. “Ho cercato di trovare una soluzione alla crisi – ha detto Hariri – ma ho raggiunto un vicolo cieco” e ha concluso: “Nessuno è più grande del proprio Paese” citando il padre Rafic, il premier ucciso con un’autobomba nel 2005 a Beirut.
Le proteste
Scoppiate a partire da 17 ottobre contro il carovita e la corruzione, le manifestazioni di protesta nel Paese si sono susseguite per 13 giorni, partendo dalla capitale Beirut e interessando giorno dopo giorno anche le altre città del Libano. Tutto era iniziato dall’annuncio di nuove tasse su beni e servizi, poi bloccate dal governo. E neppure l’annuncio di un pacchetto di riforme che prevedeva il taglio degli stipendi di ministri e deputati ha placato dimostrazioni di piazza. Il segretario generale dell’Onu Guterres chiede alle parti di evitare la violenza e invita tutti gli attori politici a cercare una soluzione politica che preservi la stabilità del Paese e risponda alle aspirazioni del popolo libanese”.
La forza delle manifestazioni di protesta
Per Roger Bouchahine, già direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale, le dimissioni di Hariri dimostrano l’efficacia delle manifestazioni, che si sono svolte senza che dietro ci fosse un partito politico o un potere forte, come qualcuno ha sostenuto.