LIBERTÀ RELIGIOSA – ( 20 Maggio )

LIBERTÀ RELIGIOSA
 

Anche l’Europa soffre le sue discriminazioni

 
Roland Minnerath, arcivescovo di Dijon: “Io non metterei in contrapposizione la laicità e la libertà religiosa, perché la Chiesa è per la laicità. È per una laicità positiva che è distinzione dei compiti tra religione e politica. È un’esigenza stessa della Chiesa: siamo noi a chiedere la separazione dei due ambiti, politico e religioso”
Maria Chiara Biagioni

 
Libertà di religione in Europa e rapporto tra Stato e religione. Se ne è parlato nel seminario di studio a Istanbul promosso dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli in collaborazione con il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, al quale hanno partecipato due nutrite delegazioni delle Chiese ortodossa e cattolica. In un messaggio ai partecipanti Papa Francesco ha lanciato un appello alle autorità civili perché sia rispettato “ovunque” il diritto di professare la propria fede ma ha anche invitato “tutti i cittadini europei a riconoscere il ruolo che il cristianesimo ha avuto nel formare la nostra cultura e a rimanere aperti al contributo continuo che i credenti cristiani possono dare in questo campo”. Ne parliamo con monsignor Roland Minnerath, arcivescovo di Dijon, che ha partecipato ai lavori di Istanbul.

Quali sono le situazioni di discriminazione che preoccupano di più le Chiese?
“Le situazioni che sono state evocate nel corso del seminario riguardano specificamente gli ultimi avvenimenti in Nigeria, Siria, India ma richiamano anche i nostri Paesi europei dove il secolarismo porta a un’interpretazione molto restrittiva della libertà religiosa. Si è rilevato un po’ dappertutto che c’è una discriminazione diffusa soprattutto nei confronti dei cristiani. Si è infatti visto che la comunità cristiana è quella tra le più discriminate nel mondo. Ma ciò avviene non solo nei Paesi dove ci sono movimenti fondamentalisti come nel mondo islamico o indiano ma anche nelle nostre avanzate democrazie occidentali, dove vengono discriminate le persone che vogliono esprimere la propria fede o le proprie convinzioni”.

Sta facendo riferimento al caso francese, in cui Governo e Parlamento hanno approvato una legge sui matrimoni gay, nonostante gran parte della società civile abbia protestato?
“Nel caso francese, il Governo e il presidente della Repubblica hanno ritenuto di non prendere sul serio le manifestazioni di milioni di persone e l’opinione, quindi, di chi ha espresso chiaramente e con ragioni la loro contrarietà nei confronti della legge. Non hanno nemmeno ritenuto necessario impostare con quella parte della società civile un dialogo per conoscerne la posizione. Niente, ignoranza totale. Però, godono di una maggioranza nel Parlamento e la sfruttano. Questo è esattamente il tipo di comportamento che dimostra una forzatura. Quello che però più preoccupa è la pretesa o il pretesto di garantire ed estendere una libertà per tutti ma chiudendosi poi e, quindi, discriminando una visione dell’uomo e del genere che non è di tutti. È un paradosso”.

Spesso queste battaglie si sposano in Europa con le frange estremiste della destra. Cosa ne pensa?
“Non credo che sia così. Se guardiamo alla questione del matrimonio per tutti, non sono stati gli estremisti di destra ad aver militato in questi mesi per mantenere il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna. Naturalmente ci possono essere estremisti di destra. Ma la posizione della Chiesa è sempre stata chiara nei loro confronti prendendone le distanze. Noi siamo ancorati nella parola biblica, nella dottrina sociale della Chiesa, nella ragione umana. Su queste cose non abbiamo bisogno di suggerimenti che vengono da altrove”.

In Europa la sfida si gioca nel focalizzare bene il difficile rapporto tra laicità e libertà religiosa. Dove sta l’equilibrio?
“Io non metterei in contrapposizione la laicità e la libertà religiosa, perché la Chiesa è per la laicità. È per una laicità positiva che è distinzione dei compiti tra religione e politica. È un’esigenza stessa della Chiesa: siamo noi a chiedere la separazione dei due ambiti, politico e religioso. Ma non possiamo fare leggi qualsiasi. Se si fa una legge qualsiasi che non rispetta la dignità della persona, non è libertà. La libertà viene protetta dal nostro riferimento alla legge naturale, cioè a una normativa che non è iscritta nei testi giuridici ma nell’essere umano e alla quale i testi giuridici devono ispirarsi. E questo è il lavoro dell’intelligenza umana, del dibattito, della ragione, della cultura. La legge naturale sorge dal confronto tra le idee quando sono espresse in modo obiettivo e chiaro”.

E cosa dice in merito l’editto di Milano di cui si ricordano i 1700 anni?
“L’editto di Milano contiene di fatto tutti gli elementi per una società di pluralismo religioso con una posizione dell’autorità statale uguale per tutti, che non s’identifica con nessuna religione ma protegge tutti, nel rispetto dell’ordine pubblico, della salute pubblica, della morale pubblica e i diritti degli altri. Questo concetto è stato poi chiaramente espresso nelle convenzioni che i nostri Stati hanno firmato. L’ispirazione dell’Editto di Milano è la convinzione che al di sopra della legge positiva di ogni Stato c’è una legge superiore che noi diciamo essere la legge naturale, la legge del creato. Se ci si dimentica questo, se non si fa riferimento a una legge superiore ma a quella delle maggioranze parlamentari, allora lo Stato diventa sovrano assoluto. Francamente il bilancio è un po’ preoccupante per quello che riguarda l’attualità”.

Cosa vuole dire, che in Europa vi sentite relegati nella sfera privata?
“Non accettiamo questa definizione della vita religiosa. Non c’è nulla di privato. La religione è un fatto personale e comunitario. È personale per la convinzione personale. È comunitario perché vive in comunità con altri. Anche il diritto internazionale lo riconosce e, quindi, la laicità non è da opporre alla libertà religiosa. La laicità esige la libertà religiosa e la libertà religiosa esige la distinzione tra le due sfere. Questa distinzione è un’acquisizione che deriva dal cristianesimo, addirittura dalle parole di Gesù, ‘date a Cesare quel che è di cesare e a Dio quel che è di Dio’. Ma l’opinione pubblica su questi temi è ancora molto confusa”.

 
condividi su