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LIBIA – (14 Marzo 2019)

L’appello. «In Libia si muore, subito corridoi umanitari per 50mila migranti»


Luca Liverani giovedì 14 marzo 2019
Mediterranean Hope (Chiese evangeliche): il ministro Salvini promette di fare “il possibile e l’impossibile”, ma è una promessa vaga, Tripoli compie violazioni dei diritti umani accertate dall’Onu
L'arrivo a Fiumicino di una famiglia di profughi siriani grazie ai Corridoi umanitari di S.Egidio, Fcei, Valdesi

L’arrivo a Fiumicino di una famiglia di profughi siriani grazie ai Corridoi umanitari di S.Egidio, Fcei, Valdesi

«La Libia non garantisce i diritti umani fondamentali. Serve un Corridoio umanitario europeo per le persone più vulnerabili». Paolo Naso (Fcei – Mediterranean Hope) commenta così le promesse del vicepremier Salvini sull’impegno italiano in Libia. «”Il possibile e l’impossibile” per il rispetto dei diritti umani in Libia non è un impegno chiaro e preciso», dichiara il coordinatore di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.

Bambini siriani sbarcati a Fiumicino grazie ai Corridoi umanitari di S.Egidio, Fcei, Valdesi
Bambini siriani sbarcati a Fiumicino grazie ai Corridoi umanitari di S.Egidio, Fcei, Valdesi

«Di fronte alle violazioni dei diritti umani in Libia accertate dall’ONU, chiediamo al ministro Salvini di chiarire come intende garantire la sicurezza delle persone rinchiuse nei campi libici. Per la tutela dei diritti dei migranti in condizioni di vulnerabilità, come evangelici rilanciamo la buona pratica dei corridoi umanitari realizzati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio. In particolare – sottolinea il coordinatore di Mediterranean Hope – avanziamo la proposta di aprire un “corridoio umanitario europeo” per 50 mila persone in condizioni di vulnerabilità estrema da accogliere in paesi UE, con la collaborazione diretta delle rispettive società civili, così come accade in Italia, Francia e Belgio con i corridoi umanitari ‘ordinari’». «Le testimonianze di chi è stato rinchiuso e torturato in Libia – conclude Paolo Naso – parlano chiaro e richiedono un impegno concreto e urgente che deve comprendere anche la tutela del diritto all’asilo e alla protezione internazionale».

Famiglia siriana in un campo profughi libanese

Famiglia siriana in un campo profughi libanese

Il ministro dell’Interno ieri aveva risposto a un’interrogazione parlamentare di LeU che chiedeva di sospendere gli accordi con la Libia: «Faremo il possibile e l’impossibile affinché venga garantito il rispetto di tutti i diritti umani» nei centri gestiti dal governo e nei quali operano le organizzazioni umanitarie. «L’Italia – aveva aggiunto – è impegnata per assicurare da parte della Libia il pieno rispetto dei diritti umani» e sta dando sostegno ai «programmi di rimpatrio volontari» nei quali sono direttamente coinvolte le organizzazioni umanitarie che lavorano a Tripoli. «Altro caso – ha aggiunto – sono i campi illegali, se noi stronchiamo il traffico illegale di uomini anche le violenze che sono documentate e di cui lei parla verranno meno». Il governo italiano inoltre sta aiutando i libici a «rafforzare il controllo delle proprie frontiere» attraverso la fornitura di motovedette e apparecchiature per le comunicazioni satellitari e radio. Dunque non c’è alcuna intenzione di sospendere gli accordi con la Libia, ha concluso, sottolineando tra l’altro che la stessa «Agenda Ue prevede un maggiore sviluppo dei rapporti».

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/corridoi-paolo-naso-impegnarsi-per-i-diritti-dei-migranti-in-libia

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