LIBIA – (14 Novembre)

Su Gheddafi e il futuro della Libia, Jibril accusa i Paesi Nato e il Qatar

Per l’ex Primo ministro del Cnt, il rais sapeva troppi segreti. La sua morte ha fatto comodo a molti Paesi stranieri interessati a portare avanti i propri interessi economici. I movimenti estremisti islamici sostenuti dal Qatar minacciano il futuro democratico del Paese. L’educazione dei giovani unica strada credibile per la ricostruzione della Libia.

Tripoli (AsiaNews/ Agenzie) – Gheddafi è stato ucciso su richiesta di poteri esterni alla Libia, a cui faceva comodo il silenzio del rais. Conosceva troppi segreti, era una sorta di scatola nera di tutto il Paese. Negli anni aveva tessuto rapporti con troppi leader mondiali. Con lui purtroppo molte informazioni saranno perdute per sempre”. È quanto afferma Mahmoud Jibril, ex Primo ministro del Cnt, che in un’intervista a Bloomberg sottolinea i problemi e i rischi della nuova Libia. Il leader spiega che il Paese è stretto nella morsa degli estremisti islamici e delle potenze straniere interessate soprattutto alle risorse energetiche e finanziarie dell’ex regime, più che al popolo libico. E questo nonostante i proclami democratici fatti dai Paesi Nato poco dopo l’esecuzione sommaria di Gheddafi avvenuta il 20 ottobre scorso.

Secondo Jibril, gli interessi economici hanno ormai diviso la Libia. “Durante la lotta contro Gheddafi – fa notare – tutti eravamo uniti e ci battevamo per un unico scopo. Ora le cose sono cambiate”. L’ex Primo minisistro sottolinea che il Paese è privo di un apparato statale e ciò ha dato campo libero alle potenze straniere interessate solo al petrolio. “Nessuno è escluso da questa lotta – afferma – questo è il gioco. Questa è la politica”.

Poco dopo la caduta di Tripoli sotto le bombe Nato, società petrolifere come l’italiana Eni e la francese Total hanno inviato i loro uomini per siglare contratti economici con il nuovo establishment. Ciò grazie alla protezione del Cnt, che una volta al potere si è affrettato a garantire agli alleati il ritorno alla normale produzione di petrolio entro la fine del 2011. Alla fame greggio si aggiungono le mire islamiste del Qatar, uno dei principali finanziatori e promotori della missione contro il rais. Il Paese ha inoltre addestrato e inviato in Libia migliaia di guerriglieri islamici. Guidati Abdel Hakim Belhaj, ex membro di al-Qaeda e attuale governatore militare della capitale, essi sono stati i veri protagonisti della presa di Tripoli e in seguito della caccia a Gheddafi e ai suoi fedelissimi. Un altro importante strumento è stato il canale televisivo di Al-Jazeera. L’emittente satellitare è stata la prima a diffondere le immagini degli scontri di Bengasi fra ribelli ed esercito, legittimando la risoluzione Onu 1973 e i bombardamenti Nato.

Jibril afferma: “Sul campo ci sono ormai due tipi di governi. Uno ufficiale rappresentato dal Cnt e uno reale, formato dalle migliaia di miliziani armati che rifiutano di deporre le armi e continuano le vendette contro le tribù ancora fedeli alla famiglia Gheddafi”.

Per l’ex leader “il Paese è ancora in un momento critico. Senza partiti politici e regole per frenare le lotte fra fazioni, tutto può succedere. Ciò è molto pericoloso”. Secondo gli accordi con le potenze Nato, nei prossimi otto mesi il Cnt dovrà presentare una nuova costituzione, che sarà approvata da un referendum popolare, a cui seguiranno le elezioni presidenziali e legislative. Tuttavia Jibril si dice scettico rispetto al futuro e vede nell’educazione dei giovani l’unica strada per ricostruire la nuova Libia.


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