LIBIA – ( 20 Febbraio )

Libia al voto per eleggere l’Assemblea Costituente



Urne aperte in Libia per l’elezione dell’Assemblea Costituente, che sarà chiamata a redigere la nuova Costituzione del dopo Gheddafi, deposto nel 2011. Passaggio essenziale per disegnare il nuovo profilo istituzionale e politico del Paese nord-africano, ancora alla ricerca di una stabilizzazione dopo la rivoluzione che ha portato alla caduta del Rais. Il nuovo organismo sarà composto da 60 membri, rappresentanti della Tripolitania all’ovest, di Fezzan nel sud e della Cirenaica ad est, mentre sei seggi saranno riservati alle donne e altri sei alle minoranze etniche. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Arturo Varvelli, ricercatore Ispi ed esperto di politica libica:RealAudioMP3

R. – È la seconda elezione del dopo Gheddafi. Viene, infatti, dopo quella del 2012 che aveva riscosso un buon successo popolare con tre milioni di iscritti e che si erano svolte in un clima quasi pacifico. Queste naturalmente si svolgono in un clima totalmente diverso rispetto a quelle di due anni fa. Hanno poi un valore simbolico diverso anche per la partecipazione popolare che avranno: già dagli iscritti a queste elezioni – circa un terzo di quelli che erano allora – capiamo che la disaffezione verso la democrazia dei libici sta prendendo piede.

D. – Un voto, infatti, che è stato anticipato da violenze, tensioni, divisioni… Quali sono i punti critici della Libia di oggi?

R. – Il punto fondamentale è che l’autorità centrale non ha ancora il monopolio dell’uso della forza e non avendo questo controllo – ora diluito e distribuito tra tutte le milizie che controllano ancora il Paese – naturalmente non possiamo avere uno Stato come noi lo intendiamo. Il secondo motivo di preoccupazione è certamente quello legato ad una polarizzazione del confronto politico: da una parte abbiamo la Fratellanza Musulmana e le forze islamiste, che hanno una maggioranza all’interno del Congresso nazionale; dall’altra parte abbiamo invece le forze laiche, più secolariste che appoggiamo il governo di Zeidan e che si sentono usurpate del potere per la campagna che è stata fatta dalla Fratellanza Musulmana all’interno del Parlamento ma soprattutto da un confronto che è diventato molto più aspro tra le due componenti sotto l’influenza di quanto è avvenuto in Egitto nel luglio scorso.

D. – La nuova carta costituzionale che caratteristiche dovrà avere per traghettare il Paese verso un futuro di normalizzazione e di crescita?

R. – L’unica caratteristica che deve avere secondo me è quella di essere condivisa il più ampiamente possibile. Solo questo può essere un elemento formante della nuova nazione libica, tutto il resto è secondario. Sono secondarie anche le preoccupazioni sulla sharia: la sharia è uno degli elementi portanti, elemento emergente e di convergenza di molte forze politiche. Poi, naturalmente su come verrà inserita la sharia all’interno della Costituzione c’è un ampio dibattito: sarà l’unica fonte principale della legge? Chi deciderà se una legge del Parlamento è coerente con la legge della sharia? Tutte queste sono tematiche all’interno di una battaglia politica che ancora deve essere compiuta pienamente e questo sarà uno degli elementi caratterizzanti del futuro del Paese. Il punto fondamentale però è che sia una carta il più condivisa possibile da tutti, da tutte le forze politiche, dalle entità locali, tribali e dalle minoranze.

Testo proveniente dalla pagina

 

del sito Radio Vaticana
condividi su