LIBIA – ( 8 Novembre )

Rischio anarchia per la Libia: scontri a Tripoli tra milizie rivali


Nuove tensioni in Libia. E’ di almeno un morto e una dozzina di feriti il bilancio delle intense sparatorie in corso da ieri a Tripoli tra gruppi miliziani rivali. Già nei giorni scorsi gruppi di combattenti si erano scontrati per ore nel centro della città. Tali formazioni sono composte da ex ribelli che, considerati come eroi al momento della caduta di Gheddafi, in seguito non hanno voluto abbandonare le armi e sono diventati incontrollabili per il governo centrale, dal quale vengono però pagati per creare forze di sicurezza semi-ufficiali. Ma ieri le autorità libiche hanno annunciato che da gennaio 2014 tali milizie non saranno più pagate. Sulle ragioni delle ultime violenze, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Marcella Emiliani, studiosa di Medio Oriente e Nord Africa:RealAudioMP3

R. – Il governo del premier Ali Zeidan non ha assolutamente il controllo del territorio. Quindi è costretto ad assoldare milizie per garantire la sicurezza. Si è così creata una gerarchia tra tali milizie: quelle che agiscono ai limiti del gangsterismo e quelle che invece operano in nome e per conto dello stesso governo e del Ministero dell’Interno e della Difesa. È evidente che chi ha il monopolio della forza, in questo momento, cerca di avere il sopravvento su tutti gli altri.

D. – Nelle ultime ore il governo libico ha annunciato che dal prossimo anno non pagherà più gli stipendi a questi miliziani. Cosa succederà?

R. – A me risulta che il governo abbia stretto dei patti innanzitutto con la Gran Bretagna, poi dovrebbero seguire patti con gli altri Paesi europei, per addestrare sia la polizia, sia il nuovo esercito. Il problema è che, come ci hanno ben mostrato Iraq e Afghanistan, per formare eserciti e polizia ci vuole un tempo lunghissimo e la Libia di tempo non ne ha, perché è oggetto di tensioni fortissime. Tripoli ha il problema degli scontri tra militari, senza parlare delle secessioni annunciate fin dall’anno scorso della Cirenaica e del Fezzan. Questo è un Paese che rischia di “saltare”. Consideriamo anche un altro aspetto: il governo non ha la capacità di controllare non solo il territorio, ma neanche le coste e l’entroterra; questo significa che i flussi migratori, quelli che transitano per il Sahara, non sono controllati da nessuno o, peggio, vengono tiranneggiati e organizzati dalle stesse milizie libiche. Il rischio è che questo Paese si spezzi in tre: la Cirenaica con il petrolio, il Fezzan con il suo deserto – perché risorse non ne ha, però è legato a tutti i transiti transahariani verso il Ciad e altri Stati limitrofi – e la Tripolitania, dove è presente un maggiore contesto urbano rispetto alle altre due regioni, ma dove non ci sono risorse autonome, in quanto la zona dipende dal petrolio che arriva dalla Cirenaica. La Libia, dunque, rischia di trasformarsi nella Somalia del Mediterraneo.

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del sito Radio Vaticana
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