MALI – ( 11 Novembre )

Mali: l’Unione Europea pronta a inviare truppe nel Nord


Sempre più vicina l’ipotesi di un intervento militare nel Nord del Mali, completamente in mano a movimenti islamisti e jihadisti che seminano morte e distruzione e vogliono imporre la sharia. Dopo il vertice della Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) a Bamako segue quello ad Abuja con l’Unione Africana, mentre l’ultima parola spetta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Favorevole e pronta ad inviare le truppe nel Paese anche l’Ue. Tanti gli interessi in gioco, ma anche diverse le linee di approccio per risolvere questa crisi, come conferma Marco Massoni direttore ricerca per l’Africa del Centro Militare di Studi Strategici. Cecilia Seppia lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Per il momento si fronteggiano due approcci: quello interventista, che è spinto da alcuni Paesi che hanno particolare interesse nella regione, pur essendo esterni, che però sono attori nella regione – faccio riferimento per esempio alla Francia, ma anche al Senegal, al Niger; poi ovviamente c’è un altro fronte, più aperto al dialogo, specialmente nei confronti di quella componente laica tuareg, che in realtà da diversi mesi sta cercando di staccarsi dalla frangia legata al fondamentalismo islamico. In questo secondo gruppo di attori interessati al dialogo ci sono per esempio gli Stati Uniti, che intendono indire subito, o il prima possibile, elezioni, per legittimare, se non altro nella parte meridionale del Mali, la controparte governativa: infatti, attualmente qui c’è un governo di transizione particolarmente controverso, che probabilmente non è perfettamente in grado di gestire la sovranità del proprio Paese.

D. – L’Ecowas a Bamako ha messo a punto un piano strategico per riunificare il Paese. Si resta indecisi sul numero dei soldati: da 3200 potrebbero arrivare ad essere 5500. Una proposta questa che viene appoggiata anche dall’UE, pronta ad inviare le sue truppe. Come leggere questa posizione?

R. – In realtà, significa in sintesi che l’Unione Europea si rende conto del pericolo enorme di avere un “nuovo” Afghanistan a soli duemila chilometri dai propri confini, per l’esattezza dai confini italiani. Si rende conto che questo è estremamente pericoloso. Quindi, senza indugi, si sta cercando di muoversi seriamente. L’Unione Europea già dalla scorsa estate – quindi da luglio scorso – ha avviato una missione – Eucap Sahel – in Niger, che serve per creare le condizioni affinché quella che è stata già chiamata da Ashton una potenziale missione militare in Mali, possa in qualche misura avere appoggio lì.

D. – Lei prima accennava a degli Stati che potrebbero avere un ruolo chiave, in questa vicenda: penso alla Nigeria, penso all’Algeria. Come cambia l’assetto geopolitico nell’area, se dovesse esserci questo intervento?

R. – Il problema, al momento, non è la Nigeria, bensì l’Algeria. Non è la Nigeria, nel senso che la Nigeria pur potendo perfettamente fornire truppe, supporto logistico e tutto ciò che è inerente ad una imminente missione – anche se probabilmente si parlerà ancora di qualche settimana, probabilmente l’inizio dell’anno prossimo – si trova anche in difficoltà come Paese leader all’interno della stessa organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale. L’Algeria, che non ne fa parte, perché è un Paese del Maghreb, quindi dell’Africa mediterranea, invece è fra coloro i quali non vogliono assolutamente una presenza di truppe straniere, fosse anche sotto cappello dell’Unione Africana, o sotto l’egida della stessa Ecowas o anche delle stesse Nazioni Unite. Nell’ipotesi, niente affatto inverosimile, che l’Algeria negasse l’avallo a questa operazione, probabilmente sarebbe messa da parte, con tutte le conseguenze politiche interne che questo potrebbe significare.

 
condividi su