R. – Confrontando il progetto di Costituzione sottoposto al referendum e la vecchia Costituzione non ci sono grandissime differenze. Cè sicuramente unenfasi sui diritti fondamentali e sulla libertà, ma quanto allesercizio del potere, la nuova Costituzione non innova, se non marginalmente. Delle piccole differenze riguardano il fatto che il re è obbligato a nominare il primo ministro allinterno del partito che ha vinto le elezioni legislative. Il re però continua a nominare e a dimettere i ministri, mantenendo quindi intatta la prerogativa che aveva già nella precedente Costituzione. Inoltre, anche nel nuovo testo, la figura del monarca è al di sopra di qualsiasi altro potere.
D. – Nonostante le critiche alla nuova Costituzione da parte del movimento che rappresenta la “primavera araba” e da parte dellopposizione, laffluenza è stata massiccia. Come si può leggere questo dato? Mohammed VI ha davvero lappoggio dei sudditi?
R. – E molto popolare, questo è vero. Però la libertà di espressione è stata molto limitata. Cè una capacità, da parte della monarchia, di suscitare la corrente di opinione a favore del re, comè stato dimostrato pure in questa campagna elettorale: la monarchia ha saputo mobilitare le persone per manifestare, anche nelle piazze, il sostegno al re. Diciamo che non cè un esercizio regolare dellopposizione, cè stato soltanto il “Movimento del 20 febbraio” che ha saputo imporre, anche per strada, un parziale dissenso che però rimane minoritario.
D. – Cosa servirebbe davvero al Marocco, oggi?
R. – Una monarchia costituzionale. Cioè, una monarchia in cui il re sia sottoposto alla Costituzione, che ci sia ad esempio una norma che possa mettere sotto accusa e giudicare il re nel caso in cui egli si discosti dai principi della Costituzione. Inoltre, in questa Costituzione le disposizioni principali sono rimandate alla legge. Anche per quello che concerne lesperienza di riforme passate, si è visto che poi il Marocco, come Paese, fatica a modernizzarsi. Innanzitutto, lesercizio del potere continua a manifestarsi nelle antiche forme del sopruso: cè una corruzione diffusa. Cè una riforma globale, culturale, che il Paese deve ancora affrontare nelle sue fondamenta. (vv)
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