MEDIO ORIENTE – ( 14 Marzo )

MEDIO ORIENTE
 
La Terra Santa lo aspetta

Grandissima la sorpresa tra i francescani della Custodia. Il nome che si è dato il nuovo Pontefice risveglia antichi legami che uniscono il santo di Assisi ai Luoghi Santi. Sarà così anche per Il Papa? Gli inviti del Patriarca Twal e del presidente israeliano Peres

 
“Siamo rimasti veramente sorpresi nell’udire il nome Francesco, al punto che ci siamo guardati tra frati chiedendoci se avevamo compreso bene le parole del protodiacono, il cardinale Tauran. Quando abbiamo realizzato che il Papa si sarebbe chiamato veramente Francesco allora la gioia è stata grande e incontenibile”. E’ la reazione dei francescani della Custodia di Terra Santa nel racconto del loro Custode, padre Pierbattista Pizzaballa, all’elezione di Papa Francesco. La comunità religiosa, radunata nel convento di san Salvatore, nella città vecchia di Gerusalemme, per seguire il Conclave, mai avrebbe pensato che dalla fumata bianca sarebbe uscito un pontefice che, per la prima volta nella bimillenaria storia della Chiesa, avrebbe assunto il nome del loro fondatore. “Si tratta di una novità che non potrà portare che bene a tutta la Chiesa – dice al Sir il Custode – sono rimasto molto sorpreso quando ho sentito il suo nome. Non me lo aspettavo. Il giorno prima, ne parlavamo con il Nunzio apostolico in Giordania, monsignore Giorgio Lingua, che augurava che il nuovo Papa prendesse un nome come Giuseppe o Francesco, per porre un gesto profetico per il futuro. Ed è stato così! Infatti, io credo che in questo nome ci sia tutto un programma. Un programma che i Francescani di Terra Santa conoscono bene, perché lo vivono. Un programma cui questo gesuita si è già ispirato, poiché egli è noto per la sua vicinanza alla gente, per la sua semplicità, per il suo amore verso i poveri”.

Sulle orme di san Francesco. “Il nome Francesco – spiega il Custode – richiama in tutto il mondo, e non solo nella cattolicità, uno stile ed un modello la cui cifra più significativa è la semplicità evangelica, l’umiltà, l’opzione per i poveri ed i più deboli, l’essenzialità e la povertà”. Padre Pizzaballa ci tiene a sottolineare il legame del Poverello di Assisi con la Terra Santa. “Francesco si recò nei Luoghi santi con i Crociati ma non da crociato. Una visita profetica per cercare di superare le trincee ed incontrare il Sultano. Da quel momento in poi la presenza francescana si è connaturata con i Luoghi santi. Credo che nel nome scelto dal Pontefice ci sia anche il richiamo a questo legame”. Padre Pizzaballa conosce Papa Francesco da quando era cardinale arcivescovo di Buenos Aires: “La capitale argentina è una delle più grandi città al mondo. E incontrando un cardinale ci si aspetta un certo protocollo. Ma è lui che viene ad aprire la porta, a indicare come parcheggiare la macchina nel cortile del vescovado ed è ancora lui a preparare il caffè. Posso dire che è stato un uomo di incontro e di dialogo con tutte le realtà della sua città. Ora sarà lo stesso con tutte quelle religiose, sociali e culturali del mondo e in particolare con la Terra Santa. Senza voler scrivere l’agenda del Papa – aggiunge il Custode – credo sia inevitabile visitare le Chiese ed in modo particolare quella di Terra Santa, così unica. Sull’esempio di san Francesco che volle parlare con il Sultano, Papa Bergoglio darà impulso al dialogo interreligioso, che oggi è una necessità. Il mondo ha bisogno di leader carismatici che offrano visioni e sappiano mostrare gli aspetti positivi del dialogo senza nulla togliere alle identità”.

L’attesa della Terra Santa. Dalla speranza di un viaggio papale nei luoghi santi della Custodia, all’invito ufficiale del Patriarcato Latino di Gerusalemme e del presidente israeliano Shimon Peres: “La Terra Santa attende con emozione e con impazienza di avere l’onore e la gioia di accoglierla nella Terra in cui si è compiuta la salvezza. Ahlan wa sahlan, sia il benvenuto!” è il saluto del Patriarca Latino di Gerusalemme, Fouad Twal, a Papa Francesco. In una nota, diffusa dal Patriarcato latino, si legge: “come Chiesa Madre di Gerusalemme, gioiamo profondamente per l’elezione del nuovo Pastore della Chiesa cattolica, scelto dai cardinali in conclave, ma soprattutto dallo Spirito Santo”. “Al nuovo Papa – prosegue il testo – esprimiamo le nostre felicitazioni “Alf Mabrouk” con la nostra totale e completa adesione e al tempo stesso assicuriamo il nostro affetto e la nostra preghiera filiale. La nostra comunione è profonda. Grazie in anticipo, Santo Padre, per tutto quello che farà per la Chiesa, per il mondo e per la sollecitudine pastorale che avrà per il nostro Patriarcato nel corso del Suo Pontificato”. Nella nota il patriarca Twal esprime l’augurio che il nuovo Pontefice “possa continuare a lavorare per la pace e la giustizia in Medio Oriente, in particolare in Terra Santa. Fin d’ora le assicuriamo che lavoreremo al suo fianco, così come abbiamo fatto con i suoi predecessori, per favorire progressi concreti nel dialogo interreligioso nella nostra regione. Santo Padre – conclude la nota – la Terra Santa attende con emozione e con impazienza di avere l’onore e la gioia di accoglierla nella Terra in cui si è compiuta la salvezza. Sia il benvenuto, Ahlan wa sahlan!”.

L’invito di Peres. Dalla Polonia, dove si trova in visita, ha parlato anche il presidente israeliano Shimon Peres: “Dio benedica il nuovo Papa. Egli rappresenta la devozione, l’amore di Dio, l’amore per la pace, la modestia e un nuovo continente che si sta risvegliando. Oggi più che mai abbiamo bisogno di una guida spirituale e non politica. Laddove i leader politici dividono quelli spirituali possono unire attorno ad una visione, a dei valori, attorno ad una fede così da permettere al mondo di vivere in un posto migliore”. Nel suo saluto Peres ha voluto invitare ufficialmente Papa Francesco “a visitare al più presto” la Terra Santa: “sarà nostro gradito ospite, un uomo che può favorire la ricerca della pace in un’area tormentata”. Peres ha inoltre parlato delle relazioni tra Israele e Vaticano che “sono ora al meglio da 2000 anni e spero che crescano in profondità e contenuti”. Un’ultima parola il leader israeliano l’ha dedicata a Benedetto XVI: “un caro amico del nostro popolo” che “ha contribuito a sviluppare le relazioni tra il nostro popolo e la Chiesa cattolica. Sono certo che il nuovo Pontefice continuerà su questa strada”.

 
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