NIGERIA – ( 2 Maggio 2015 )

Nigeria: liberate altre donne, governo fa indietreggiare Boko Haram

L’esercito nigeriano libera numerose donne rapite dai Boko Haram – EPA

Negli ultimi giorni l’esercito nigeriano ha raccolto importanti successi: dopo aver liberato 500 donne, se ne sono aggiunte altre 234 che le truppe hanno strappato giovedì notte da una delle roccaforti dei terroristi di Boko Haram. Il nuovo presidente del Paese, Muhammadu Buhari, di espressione musulmana ma votato da buona parte degli Stati del Sud a maggioranza cristiana, sembra rappresentare finalmente molte istanze di sicurezza della società. Ne parla Marco Massoni, direttore di ricerca per l’Africa presso il Centro militare di studi strategici (CeMiSS), al microfono di Claudia Minici:

R. – Sono dati positivi. Significa che il nuovo governo ha preso veramente in mano la questione Boko Haram, anche perché tutti i dispositivi di sicurezza, resi appunto disponibili nel corso del recupero e controllo dei territori, di fatto sotto sovranità di Boko Haram, nel corso delle ultime settimane hanno effettivamente portato ad un successo. Il problema fondamentale è la lealtà delle forze armate nigeriane al nuovo governo, che nei confronti invece di quello precedente – ricordiamo che le elezioni hanno avuto luogo pochi giorni fa – era particolarmente deficitaria. Ma di fondo si tratta di capire come mai un leader, che è stato votato da buona parte degli Stati chiave del Sud, quindi a maggioranza cristiana, un leader comunque di espressione musulmana del Nord, del gruppo dei Fulani e Hausa, sia in grado di rappresentare tutte le istanze di sicurezza, che la maggiore economia del continente oggi necessita.

D. – Qual è la politica dell’esercito nigeriano nel quadro dello sradicamento degli estremisti di Boko Haram?

R. – Effettivamente, è un tipo di politica che si è dimostrata negli ultimi 30 anni, come tra le migliori, le più organizzate, le più istruite e quelle con maggiore esperienza, se non altro in tutta l’Africa occidentale. Nel corso degli ultimi anni, però, effettivamente ha dimostrato una disattenzione nei confronti del governo. Questo succede perché la Nigeria è uno Stato federale, in cui tutti i vari Stati – soprattutto quelli dove ha imperversato Boko Haram, nel Nord-Est, in particolare a Borno, a Yobe, ad Adamawa, al confine dunque con il Niger, il Ciad e il Camerun – sono Stati in cui i poteri locali, anche dei governatori, non sempre coincidevano con gli interessi del governo centrale, appunto federale, di Abuja, e questo si riversava e riverberava sia politicamente sia ovviamente anche come influenza nei confronti dei capi di Stato maggiore delle forze armate, che provenivano soprattutto da questi territori. C’era un tentativo, quindi – ed in parte è ancora nelle menti di alcuni – di separazione netta lungo la faglia di cristiani e musulmani, come pretesto evidentemente, null’altro che questo, ma con le ultime elezioni, con l’ultimo risultato elettorale, è stato completamente sconfessato.

D. – Si sta accertando se tra queste donne ci siano anche le studentesse rapite nel mese di aprile dello scorso anno, un evento che ha scosso la comunità internazionale. Continua ad esserci l’interesse degli Stati esteri verso la Nigeria?

R. – In maniera schizofrenica. C’è, cioè, da un punto di vista di Intelligence dei maggiori enti internazionali, che hanno a cuore l’evoluzione, anzi l’involuzione della sicurezza in tutta l’Africa occidentale, in tutta l’Africa centrale, lungo il Sahel e ovviamente anche nel Corno d’Africa. Ovviamente, poi, c’è un problema di falsa coscienza della maggior parte dell’opinione pubblica internazionale, che resta silente di fronte a 2000 persone uccise.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2015/05/02/nigeria_boko_haram_messo_alle_strette_dal_nuovo_leader/1141232

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