PAKISTAN – (16 Novembre)

CRISTIANI NEL MIRINO Pakistan, due religiosi costretti a fuggire

Per salvarsi dalle minacce di morte degli islamisti radicali, due esponenti del protestantesimo pachistano, il vescovo Pervaiz Joseph e il pastore Baber Gorge sono stati costretti a fuggire all’estero. A comunicarlo all’Agenzia Fides il pastore Mustaq Gill, presidente della Lead, associazione non confessionale che offre assistenza legale e protezione ai cristiani del Paese.
Il vescovo e il pastore, che operavano entrambi nell’area di Lahore (in Punjab), da anni erano attivi nel dialogo con esponenti politici e religiosi musulmani, affrontando molte questioni riguardanti la legge sulla blasfemia e le condizioni dei cristiani.
L’associazione, ha riferito il presidente, «ha organizzato l’espatrio dei due leader, in pericolo di vita, e oggi provvede a garantire un rifugio sicuro alle loro famiglie». «Si tratta di una vicenda molto triste ed emblematica delle persecuzioni che i cristiani subiscono in nome della legge sulla blasfemia – ha continuato –. Il vescovo Joseph è personalità nota e molto impegnata nel dialogo interreligioso e nella pace nella sua provincia del Punjab e a livello nazionale».
«Nelle scorse settimane – ha spiegato Gill a Fides – proprio durante uno di questi scambi di opinioni, sono stati accusati di aver usato parole sprezzanti contro il profeta Maometto». Tra i più accaniti accusatori musulmani parte, come il vescovo Joseph, del Consiglio internazionale della pace per l’armonia interreligiosa, finanziato anche dal governo pachistano. Proprio il leader del consiglio, Haji Rana Tahir Rehmat, insieme ad altri capi religiosi islamici del movimento islamico Sunni Tehreek, ha lanciato le accuse di blasfemia, delegittimando i leader cristiani. L’ostilità nei loro confronti potrebbe spiegarsi con la loro decisione di dare vita a una nuova associazione a tutela dei diritti delle comunità cristiane in Pakistan.
Interpellato da Fides, il cattolico Akram Gill, responsabile del ministero federale per l’Armonia, ha assicurato che «acquisirà tutte le informazioni necessarie sul caso e prenderà opportuni provvedimenti».
Proprio Gill, in Italia per partecipare ad alcuni seminari e convegni e che oggi incontrerà Papa Benedetto XVI durante l’udienza generale, ha fatto sapere che non intende venire meno al suo impegno di fare uscire il Paese da una situazione di tensione e intolleranza. A questo fine, ha detto Gill in un’intervista a Fides, «occorre riprendere l’ispirazione originaria, laica e tollerante, di Ali Jinnah, il padre della patria; lavorare instancabilmente per il dialogo e l’armonia interreligiosa per migliorare lo status della minoranze religiose, tenendo presente il delicato capitolo della “legge anti-blasfemia”; aiutare le comunità cristiane a svilupparsi, soprattutto tramite l’istruzione; sostenere la Commissione speciale Onu sulle minoranze religiose; chiedere ai governi esteri di designare fondi appositi per le minoranze negli aiuti economici al Pakistan».
Al Santo Padre, il ministro Gill chiederà «di pregare per noi e di sostenere il nostro sforzo nel campo dell’armonia, della pace e della tolleranza». «Confidiamo sempre nel suo appoggio anche per convincere le scuole cattoliche a fornire istruzione gratuita ai nostri giovani correligionari in Pakistan», ha aggiunto.

Stefano Vecchia

 
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