La vicenda ha però assunto connotati pià gravi quando i due arrestati per l’estorsione, Javed Naz e Jaffar Ali, hanno comunicato agli investigatori di essere in possesso della registrazione audio di un sermone di Sindhu con contenuti blasfemi.
Gli agenti hanno allora perquisito la casa di Javed, assicurando di aver rinvenuto la prova del citato sermone offensivo dell’Islam e disponendo l’incarcerazione dei tre per azioni connesse con la blasfemia, reato per cui il Pakistan ha la legge forse più dura del mondo islamico.
Asif, fratello minore di Anjum Naz Sindhu, ha sostenuto che la voce registrata nel messaggio non sarebbe quella del suo parente imputato, sottolineando che durante il processo i giudici non hanno disposto una perizia per verificarne l’autenticità.
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