PAKISTAN – (31 Gennaio 2017)

Bhatti: possibili emendamenti su legge blasfemia in Pakistan

Paul Bhatti, leader di All Pakistan Minorities Alliance (Apma) - AP

Paul Bhatti, leader di All Pakistan Minorities Alliance (Apma) – AP

In Pakistan è in vista una possibile revisione della legge sulla blasfemia che nell’ultimo trentennio ha provocato centinaia di vittime innocenti. Diversi i cambiamenti procedurali da introdurre alla legge entrata in vigore nel 1986 e che è approdata in Senato in attesa di appositi emendamenti. Sulla possibilità di questa revisione, Giulia Angelucci ha intervistato Paul Bhatti, ex ministro federale pakistano per l’Armonia Nazionale e fratello del ministro cattolico Shahbaz Bhatti ucciso nel 2011 da un estremista islamico:

R. – Per quanto riguarda la legge sulla blasfemia  penso che la sua revisione sia possibile. Ci sono due fattori connessi: uno è l’ideologia estrema che sostiene questa legge. Indipendentemente dalle minoranze o non minoranze loro accusano chiunque; è stato assassinato anche Salmaan Taseer, governatore musulmano …  Perciò questa ideologia estrema ha bisogno di essere indirizzata in maniera tale che comincino a capire che questo non è quello che la religione insegna, ovvero uccidere in nome di una fede o in nome di una legge se qualcuno insulta un profeta o un libro. Ci sono delle buone prospettive perché all’interno dello stesso governo pakistano, alcuni importanti leader musulmani sono convinti di questo. Purtroppo ci vorrà un po’ di tempo. Per quanto riguarda la revisione in maniera concreta, pratica della legge attualmente sembra un po’ difficile; in Parlamento ci sono tanti estremisti e ogni volta che si fanno proposte ricominciano le minacce … Noi ci battiamo contro il suo uso sbagliato, quello che incrimina le persone innocenti o molto deboli come Asia Bibi.
 

D. – Al momento a cosa sta lavorando?

R. – In Pakistan abbiamo un’associazione e anche un’associazione “Shahbaz Bhatti onlus” in Italia. Inoltre, abbiamo un movimento rivolto a tutte le minoranze sparse in sette zone del Paese. L’obiettivo non è solo dire che tutto le religioni insegnano la pace, ma rassicurare quella fascia di gente musulmana in Pakistan che crede che i cristiani siano loro nemici e che vogliano danneggiarli. Per noi è importante l’insegnamento del Santo Padre; per noi quello che conta è l’essere umano e la sua libertà. Abbiamo avuto dei consensi sia a livello locale che internazionale.

D. – Qual è la situazione attuale di Asia Bibi?

R. – La mia sensazione è che sia il governo che la giustizia vogliano liberarla.

D. – Cosa crea ostacoli tra l’occidente e il mondo musulmano?

R. – Credo che prima di tutto manchi un’unità internazionale nel mondo arabo e in quello occidentale. Ci vuole un’unità tra gli Stati. A livello internazionale bisogna assicurare che in uno Stato non succeda che una persona non si senta libera e sia costretta a fuggire dal suo Paese perché non è sicuro. Seconda cosa: se ci sono livelli di povertà estrema vanno discussi. Tutti questi Paesi, incluso l’Arabia Saudita, Emirati Arabi, Dubai, e tutta l’Indonesia devono farsi avanti quando si tratta di immigrazione; non solo Germania, Italia o altri Paesi …

D. – In un trentennio di morti innocenti, qual è la situazione attuale sulle persecuzioni dei cristiani in Pakistan?

R. – La persecuzione non riguarda solo i cristiani ma riguarda anche i musulmani. Ci sono delle sette di sciiti, di indù … Se si appartiene alla minoranza c’è poca protezione, poca sicurezza; i poveri non hanno le risorse. Questo è un problema che il Pakistan sta affrontando con molta delicatezza. La mia sensazione, basata su vari fattori, è che la persecuzione stia diminuendo. C’è un miglioramento, se pur piccolo.


Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2017/01/31/bhatti_possibili_emendamenti_su_legge_blasfemia_in_pakistan/1289432

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