PALESTINA – ( 30 Novembre )

La Palestina entra nell’Onu come Paese Osservatore non membro


L’Assemblea generale dell’Onu ha riconosciuto a larghissima maggioranza la Palestina “come Stato osservatore non membro”. Ieri la decisione ostacolata da Stati Uniti e Israele, divisa l’Europa. Il presidente dell’Anp Abu Mazen, che ha tenuto il suo discorso al Palazzo di vetro prima del voto, ha ribadito la volontà di “rilanciare negoziati di pace” con Israele. Intanto scene di festa a Ramallah hanno accolto il “si” delle Nazioni Unite. Da New York, Elena Molinari:RealAudioMP3

La risoluzione ha ricevuto 138 voti a favore, 9 contrari e 41 astensioni, e ha sancito un momento storico per sia i leader che per il popolo palestinese, che e’ esploso in manifestazioni di giubilo a Ramallah. Fra i si’ anche quello dell’Italia. Il voto e’ stato preceduto da un applauditissimo discorso del presidente palestinese che ha chiesto al Palazzo di vetro il “certificato di nascita” del suo Stato. Abu Mazen ha definito la giornata un’occasione “storica”, “l’ultima per poter salvare la soluzione dei due Stati”. Incerte per ora le conseguenze dell’approvazione, che i palestinesi dicono di aver voluto per far ripartire i negoziati con Israele. Ma i toni di entrambe le parti ieri sono stati duri. “E’ arrivato il momento di dire basta all’occupazione e ai coloni”, ha detto Abu Mazen. Mentre l’ambasciatore israeliano al Palazzo di Vetro ha definito il voto “un passo indietro per la pace”. Irritazione anche da parte degli Usa, che hanno votato contro. “La risoluzione – ha detto l’ambasciatore Susan Rice – e’ un ostacolo sul cammino verso la pace”. Parole ribadite anche dal segretario di Stato Clinton. “La Santa Sede ha accolto con favore la decisione dell’Assemblea Generale.

E sulla portata di questa decisione dell’Onu abbiamo sentito Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze. L’intervista è di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

R. – Questa decisione ha una portata storica ed è l’unica iniziativa internazionale corale che possa riportare le due parti – che sarebbero tre, considerando Hamas – al tavolo di un negoziato serio e costruttivo. Ne avevano bisogno tutti e due, sia l’Autorità palestinese, per essere incoraggiata a proseguire sulla strada della non violenza, sia Israele, i cui governi negli ultimi anni hanno perso tempo e continuato a costruire sul terreno. E molto importante anche per la percezione che avrà l’elettorato di Israele, che va a votare tra due mesi, perché bisogna scegliere partiti e posizioni più costruttivi.

D. – A questo punto, questa decisione potrà portare anche Hamas ad un atteggiamento più dialogante?

R. – Il voto dovrà costringere Hamas a guardare tutto il tavolo e la scena internazionale e a prendere decisioni, speriamo di riavvicinamento all’Autorità Nazionale palestinese, perché se si parla di negoziato per creare uno Stato palestinese, il rischio, senza Hamas, è che si arrivi ad un nulla che creino due pezzi di Stato – uno a Gaza e uno in parti della Cisgiordania.
R. – Questa decisione ha una portata storica ed è l’unica iniziativa internazionale corale che possa riportare le due parti – che sarebbero tre, considerando Hamas – al tavolo di un negoziato serio e costruttivo. Ne avevano bisogno tutti e due, sia l’Autorità palestinese, per essere incoraggiata a proseguire sulla strada della non violenza, sia Israele, i cui governi negli ultimi anni hanno perso tempo e continuato a costruire sul terreno. E molto importante anche per la percezione che avrà l’elettorato di Israele, che va a votare tra due mesi, perché bisogna scegliere partiti e posizioni più costruttivi.

D. – A questo punto, questa decisione potrà portare anche Hamas ad un atteggiamento più dialogante?

R. – Il voto dovrà costringere Hamas a guardare tutto il tavolo e la scena internazionale e a prendere decisioni, speriamo di riavvicinamento all’Autorità Nazionale palestinese, perché se si parla di negoziato per creare uno Stato palestinese, il rischio, senza Hamas, è che si arrivi ad un nulla che creino due pezzi di Stato – uno a Gaza e uno in parti della Cisgiordania.

 
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