RAPPORTO ACS – ( 17 Ottobre )

Rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre: a rischio i cristiani nei Paesi della primavera araba


E’ stato presentato ieri a Roma il “Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo 2012” curato dalla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Ne viene fuori un quadro generale in fase di peggioramento rispetto al recente passato, nel quale sono soprattutto le comunità cristiane, ma non solo, a subire gravi discriminazioni, che spesso sfociano in aggressione e violenze. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Il rapporto prende in esame 196 Paesi, di cui 131 a maggioranza cristiana. Eppure, sono proprio i cristiani che maggiormente subiscono discriminazioni e persecuzioni. Da segnalare anche che la mortificazione nel professare la propria fede colpisce anche altre minoranze religiose con vari livelli di gravità. Per tutti, si va da semplici atti di oltraggio e di disprezzo ad atti di oppressione e di vera e propria aggressione. Una situazione che troppo spesso causa vittime innocenti e determina atti di ritorsione tra comunità ed etnie diverse. Ad esempio, in Cina e in altri Paesi orientali sono in aumento – secondo il Rapporto – i tentativi dei governi di assoggettare le comunità religiose ai controlli dello Stato. Particolarmente preoccupante la situazione nel Paesi della “primavera araba”, dove le istanze democratiche della prima ora hanno lasciato il passo a un islam non moderato. Ne abbiamo parlato con il gesuita egiziano, padre Samir Khalil Samir, islamologo dell’Università Saint Joseph di Beirut:

“Per loro l’ideale è imporre la sharia islamica. Pretendono che sia la legge data da Dio nel VII secolo a Maometto. Essendo una legge divina non può essere che perfetta. ‘Tutte le vostre costituzioni – dicono – sono umane, dunque imperfette’. I cristiani, essendo una minoranza, anche se forte, sono i primi che sentono questa esclusione. La situazione, dunque, è sempre più difficile. La soluzione? Vogliamo cambiare, ma ci vuole un cambiamento di mentalità, della visione politica. Siamo, però, ancora lontani per arrivare a questo”.

L’estremismo islamico dà vita ad atti di vera e propria aggressione anche in diversi Paesi africani, come il Kenya, il Mali, la Nigeria e il Ciad. Caso estremo, l’Arabia Saudita dove ai due milioni di cristiani residenti non è permessa alcuna manifestazione del proprio credo. Un capitolo a parte è rappresentato dall’India e dal Pakistan dove, dopo le violenze anticristiane degli anni scorsi nello Stato dell’Orissa, le leggi contro le conversioni oggi rappresentano spesso un alibi per commettere abusi di potere. E questo nonostante la Costituzione indiana riconosca il pieno diritto alla libertà religiosa. Inoltre, muta la situazione dei cristiani a causa di cambi della legislazione: in Kirghizistan, in senso positivo, e in Tagikistan, in senso negativo, poiché la nuova legge sulle comunità religiose sta obbligando molti cristiani a emigrare. Ma di fronte a tanti abusi e tanto dolore, non mancano gli esempi luminosi di collaborazione e di convivenza pacifica tra cristiani e altre religioni: spesso si riesce a lavorare insieme per il progresso della società. Ce ne parla Nino Sergi, presidente dell’organizzazione umanitaria Intersos:

“Di fronte ai casi drammatici, che devono farci leggere le realtà e farci anche reagire, ci sono centinaia, forse migliaia di casi di piccole comunità, piccoli villaggi, persone, associazioni e così via che invece vivono ancora e abbastanza profondamente il rapporto fra di loro, considerandosi alla pari, aiutandosi fra di loro. Questi aspetti vengono oggi poco valorizzati e, secondo me, invece dovremmo riuscire a guardarli meglio e tutelarli, svilupparli, aiutarli a crescere, affinché non spariscano. Ci sono ancora molte realtà in cui si dialoga, in cui c’è rispetto, in cui i musulmani nelle grandi feste vanno alla Messa e, forse, talvolta gli stessi cristiani vanno poi alle feste musulmane, non tanto per una mescolanza di religioni, ma proprio per rispetto gli uni degli altri”.


Ultimo aggiornamento: 17 ottobre

 
condividi su