RIVOLUZIONI ARABE – ( 18 Giugno )


DA  AGENSIR          12:12
In Tunisia e in Egitto “ci troviamo di fronte ad un punto di svolta: nei prossimi mesi, forse già nelle prossime settimane, si deciderà molto del futuro delle rivoluzioni arabe”. “Il ruolo della religione in una società in transizione” è centrale, quindi islam e cristianesimo hanno bisogno di “una illuminazione reciproca”. Lo ha detto questa mattina il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente della Fondazione internazionale Oasis, in un video-messaggio registrato in apertura del convegno di Oasis in corso oggi e domani a Tunisi, sul tema “La religione in una società in transizione. La Tunisia interpella l’Occidente”. “Oggi a Tunisi si verifica un ulteriore allargamento – ha osservato il card. Scola -: è la prima volta che Oasis si affaccia a una realtà nella quale la Chiesa è numericamente molto ridotta e per la grande maggioranza costituita da stranieri. Qui l’incontro con l’islam appare imprescindibile: la tentazione del recinto e dello ‘splendido isolamento’ non ha luogo, per il semplice fatto che non esiste nessun’isola sulla quale ritirarsi, nessun recinto nel quale rifugiarsi”. Rispetto ad un Occidente smarrito e in crisi, nel mondo arabo “l’Islam continua a svolgere la funzione di riferimento universale”. Un dato confermato “dal successo, alle recenti elezioni, dei partiti di ispirazione religiosa”. (segue)

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“Le rivoluzioni arabe, nella loro grande diversità – ha sottolineato l’arcivescovo di Milano – hanno lanciato con forza la questione della libertà” e l’unico dato certo è che in ogni Paese “non si vuole il ritorno della cultura dell’autoritarismo, che si è espressa per lunghi decenni”. Una libertà politica che “comporta per sé stessa un rischio”, visto che “può assumere la faccia poco attraente della frantumazione e del babelismo”. In ogni caso, ha precisato il card. Scola, la presenza musulmana interpella l’Occidente a “sottoporre a revisione il modello che ha elaborato, senza per questo rinnegare le indubbie acquisizioni in termini di convivenza civile”. Dall’altra parte l’Islam, “a detta di molti suoi pensatori, è chiamato a pensare in modo nuovo il tema della libertà”. In sintesi, “nell’esperienza travagliata del rapporto che il Cristianesimo ha instaurato con la modernità politica, tra rifiuto, illusione passatista e assunzione critica delle istanze positive – ha concluso -, si possano rinvenire elementi utili anche per i popoli musulmani e per la domanda di libertà che le loro rivoluzioni hanno così potentemente messo in campo”. Questo è il senso di “un’illuminazione reciproca”, ovvero “di un’oggettiva rilevanza culturale che il Cristianesimo oggi assume per l’Islam, e viceversa”.
 
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