SIRIA – (12 Settembre 2016)

Il conflitto

 

Assad: riconquisteremo tutta la Siria

 
 
 
EDITORIALE Chance utile e fragile (Riccardo Redaelli)

ANALISI
Ecco tutte le incognite dell’intesa (Fabio Carminati)
 
PROGETTO Siriani in Cattolica, a lezione di futuro (Luca Geronico)
 
 
Il presidente Assad (quinto da sinistra)  a Daraya
(foto diffusa dalla presidenza siriana via Facebook)
 
 
A poche ore dall’entrata in vigore della tregua, il presidente siriano Bashar al-Assad ha promesso che si riprenderà tutto il Paese “dai terroristi”. L’uomo forte di Damasco, che oggi è riapparso in pubblico nelle festività di Eid al-Adha, scegliendo simbolicamente una moschea della località di Daraya, alle porte di Damasco, strappata ai ribelli dopo anni di assedio, ha assicurato che “lo Stato siriano è determinato a riprendersi ogni area dai terroristi, le Forze armate stanno continuando il loro lavoro, senza sosta e senza esitazione, indipendentemente dalle circostanze interne o esterne”.

“Dopo cinque anni, alcuni non si sono ancora svegliati dalle loro fantasie”, ha aggiunto riferendosi alla rivoluzione scoppiata nel Paese nel 2011. “Alcuni hanno scommesso sulle promesse di potenze straniere che si tradurranno in nulla”, ha concluso.
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Un weekend di sangue prima della tregua
È stato un weekend di sangue, quello che ha preceduto il previsto avvio della tregua in Siria, che scoccherà stasera al tramonto. Circa 100 persone sono rimaste uccise in una serie di pesanti attacchi aerei da parte delle forze del presidente Bashar al Assad contro le aree controllate dai ribelli, secondo quanto scrive oggi la Bbc. Aerei russi sono stati inoltre in azione nelle province di Idlib e Aleppo, hanno accusato attivisti siriani.

L’annuncio della tregua è arrivato venerdì, dopo settimane di discussioni tra la Russia e gli Stati Uniti ed è giunto in un momento in cui i ribelli appaiono in difficoltà contro le forze di Damasco. Il cessate il fuoco dovrebbe iniziare alle 19 (le 18 in Italia), in coincidenza con la grande festa musulmana del sacrificio Aid el Adha.

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I danni dei bombardamenti a Douma, periferia di Damasco (Ansa web)

A parte un gruppo islamista che l’ha respinta, ribelli e opposizione politica non hanno fornito reazioni ufficiali all’accordo concluso venerdì sera a Ginevra tra Mosca e Washington, mentre il regime di Assad e i suoi alleati – l’Iran e gli Hezbollah libanesi – affermano che lo rispetteranno. La tregua, negoziata dal ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e dal segretario di Stato Usa John Kerry, durerà 48 ore ma, se terrà, potrà essere rinnovata per altre 48 ore.

Non sarebbe il primo cessate il fuoco proclamato e non rispettato in cinque anni e mezzo di guerra, che ha provocato quasi 300mila morti e l’esodo di milioni di siriani, oltre che il consolidamento del controllo su vaste aree da parte dei jihadisti del Daesh. Finora alla tregua ha già detto no il gruppo islamista Ahrar al Sharm, sostenendo che sarebbe utile solo a Damasco.

La Turchia: aiuti umanitari ad Aleppo. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato l’invio di aiuti umanitari ad Aleppo. “Oggi dopo il tramonto, vediamo se lo faranno le Nazioni Unite o la nostra Mezzaluna Rossa, saranno inviati alla popolazione siriana, in particolare ad Aleppo, cibo, giocattoli e vestiti attraverso corridoi prestabiliti”, ha dichiarato Erdogan parlando con i giornalisti a Istanbul dopo aver preso parte alla preghiera. “La nostra Mezzaluna rossa sta lavorando per raggiungere anche Jarablus in coordinazione con la protezione civile (l’Afad, ndr)”, ha aggiunto Erdogan citando la cittadina strappata di recente al Daesh dalle forze armate turche nell’ambito dell’operazione militare di terra “Scudo Eufrate”.

Il testo originale e completo si trova su:

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/siria-guerra-aleppo-aspettando-tregua.aspx

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