SIRIA – ( 20 Settembre )

Siria: preoccupazione dell’Onu per l’esito della mediazione di Brahimi


In Siria le ultime speranze per fermare il sanguinoso conflitto tra esercito e milizie dell’opposizione vengono affidate al tentativo diplomatico del mediatore di Onu e Lega Araba, Brahimi. Dal canto suo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha dichiarato che non vi è soluzione militare al conflitto siriano, anche se governo e ribelli stanno usando tutte le forze per vincere sull’altro. Parlando ad una conferenza stampa prima della nuova sessione dell’Assemblea generale Onu, Ban Ki-moon si è detto “preoccupato” per il fatto che 18 mesi di lotta contro Assad non hanno portato ad alcuna via di uscita. “Penso che i mezzi militari non porteranno ad alcuna risposta”, ha aggiunto, rilanciando ancora una volta “un dialogo politico che rifletta le genuine aspirazioni e la volontà del popolo siriano”. Secondo l’Onu, la guerra in Siria ha già fatto oltre 20mila morti. Proprio ieri – riferisce l’agenzia AsiaNews – Bashar el Assad ha ricevuto in visita Ali Akbar Salehi, ministro iraniano degli esteri, il quale ha ribadito che “la soluzione al conflitto si trova solo in Siria e solo nella famiglia siriana”. Intanto, sul campo si registra sempre un’escalation delle violenze. Ieri, l’opposizione ha attaccato la periferia sud-ovest di Damasco e altri distretti a nord e a sud. Le truppe governative hanno risposto con raffiche e razzi lanciati da elicotteri, facendo almeno 20 morti. I ribelli accusano l’esercito di distruggere e bruciare case; i media governativi esaltano le azioni contro “gruppi terroristi armati”. Da segnalare anche l’operazione dell’esercito siriano contro un gruppo di combattenti afghani a Bustan al-Qaser, nella provincia di Aleppo, nel nord del Paese dove sarebbero stati uccisi oltre 100 miliziani. Vi è anche un’escalation nelle forniture di armi. Il dipartimento di Stato Usa ha rivelato che 117 aerei iraniani sono arrivati a Damasco. Ufficialmente essi trasportano “beni umanitari”, ma secondo gli Stati Uniti essi trasportano armi. Armi e denaro ai ribelli sono invece profusi da Arabia saudita e Qatar; Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna offrirebbero loro materiale logistico ma non armi. Infine in Siria l’anno scolastico dovrebbe iniziare questa settimana, ma la realtà della guerra civile – riporta l’agenzia Fides – non permette a migliaia di bambini di frequentare le lezioni. Oltre 2 mila delle 22 mila scuole del Paese sono state danneggiate o distrutte. Intanto il governo libanese sta lavorando per cercare una sistemazione nelle scuole pubbliche per 32 mila piccoli profughi. Nel campo Zaatari, in Giordania, l’Unicef è impegnata nella costruzione di una scuola per oltre 5 mila studenti. (G.L.V.)
 
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