Oltre 100 mila morti in Siria dall’inizio del conflitto. Nuovo allarme Unicef per i bambini
Si aggrava drammaticamente il bilancio della guerra siriana. Secondo lOsservatorio per i diritti umani in Siria, sono più di 100 mila le vittime dall’inizio della rivolta, nel marzo 2011. E sul terreno proseguono le battaglie. Lultima in ordine di tempo si è svolta a Talkalakh, al confine con il Libano. Secondo la Tv di Stato, la cittadina è finita in mano alle truppe lealiste. Inquietante episodio, invece, a Beirut, dove almeno 20 civili siriani sono stati feriti a coltellate da un gruppo di sconosciuti. Nel frattempo, secondo lUnicef 72 bambini nascono ogni settimana e la maggior parte delle donne attraversa il confine siriano per andare a partorire nel campo profughi di Zaatari, in Giordania. Per le donne, ma soprattutto per i neonati, serve tutto, a partire dai pannolini. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia:
R. E proprio una situazione drammatica, che del resto noi facciamo presente da due anni, dallinizio, da quando è scoppiata la crisi in Siria, prevedendo questi numeri già circa un anno fa. Adesso, siamo nel momento proprio culminante della crisi, dove cè bisogno di aiuto, cè bisogno di tanto aiuto e di essere presenti sul posto con i mezzi necessari con gli aiuti necessari.
D. Il campo di Zaatari, con le sue 120 mila persone, è diventato il secondo campo profughi più grande al mondo. Cosa manca in generale?
R. Il campo di Zaatari, per avere unidea, non è altro che una città italiana di media dimensione di oltre 120 mila abitanti. In questa città non cè nulla: non ci sono palazzi, non ci sono case, ci sono soltanto tende, rifugi di emergenza, roulotte o container. In questa città manca tutto e tutto deve essere portato in in modo da poter soddisfare le esigenze di tutta la popolazione: dallacqua ai generi di prima necessità, agli alimenti. Poi, manca naturalmente listruzione. LUnicef, a questo punto, non chiede qualcosa di preciso, chiede un aiuto economico. perché noi come Unicef dobbiamo avere la possibilità di disporre di aiuti.
D. – Cè un altro problema che riguarda anche limpennata delle temperature estive. Questo determina seri rischi anche per i bambini, perché ricordiamo che le condizioni igieniche sono abbastanza precarie
R. Certo, questo determina sicuramente unaggravarsi della crisi per via delle vaccinazioni che per noi restano comunque uno dei primi interventi che effettuiamo per quanto riguarda il settore sanitario. Ma, in questo momento, laumento della temperatura crea maggiore attenzione al problema dei contagi delle epidemie e quindi è necessario intervenire, ma intervenire in maniera programmata attraverso la collaborazione di tutti gli operatori che sono presenti nel settore. Quello che noi facciamo come Unicef è coordinare gli interventi per linfanzia. Lo facciamo e ci viene riconosciuto questo ruolo. LUnicef aveva programmato a suo tempo 470 milioni di dollari necessari per un intervento concreto e che potesse modificare la realtà. Abbiamo raccolto soltanto 300 milioni. Ne mancano parecchi allappello.
D. – Per far capire limportanza e la grandezza del vostro intervento è bene sottolineare che dallinizio dellanno sono quasi nove milioni le persone che voi avete aiutato. Purtroppo, cè bisogno di interventi ancora maggiori…
R. Cè bisogno di interventi ancora maggiori. Questi campi profughi realizzati nei Paesi limitrofi alla Siria dove la gente è costretta a scappare non dobbiamo dimenticare che allinterno della Siria ci sono anche gli sfollati che hanno bisogno di aiuto sono destinati ad aumentare sempre di più, perché i siriani vedono in questo la possibilità di trovare un rifugio sicuro. E necessario quindi intervenire in questi campi con urgenza, ma in maniera appropriata. Quello che si verifica in queste realtà è facilmente comprensibile: poter organizzare tutta la logistica allinterno del campo, che non è certamente una cosa semplice. Con gli operatori che abbiamo, cerchiamo di realizzare anche centri per i bambini, centri a misura di bambino, dove i bambini vengono seguiti per cercare di distoglierli dalla guerra e dal dramma che hanno vissuto.
del sito Radio Vaticana