Siria
«Piantammo una tenda per la notte: lantico monastero di San Mosé lAbissino non era agibile. E cominciammo a darci da fare. Appena seppero del nostro lavoro, dalle cittadine intorno vennero a decine per darci una mano». Nella Siria-mosaico di culture e fedi erano normale che gli islamici aiutassero i cristiani a ricostruire un luogo importante per ogni credente. «E Mar Musa è stato fin dallinizio patrimonio di tutti i siriani», racconta ad Avvenire Gian Maria Piccinelli, esperto di diritto islamico e preside della Facoltà di Studi politici Jean Monnet della Seconda università di Napoli.
Ad agosto saranno trascorsi trentanni da quando padre Paolo DallOglio diede inizio a quella che, poi, sarebbe diventata la comunità monastica. Con tutta probabilità, purtroppo, il gesuita non potrà celebrare lanniversario fra i confratelli. Esattamente un anno fa, padre Paolo è scomparso. Ingoiato dallinferno della guerra siriana. Era rientrato nel Paese in segreto, dopo lespulsione decisa dal regime di Assad, per mediare la liberazione di alcuni ostaggi. Doveva essere una missione breve: qualche giorno nel Nord, nella zona di Raqqa, e poi il rientro in Italia. «Avrebbe dovuto partecipare al campo internazionale per giovani La Pira. Gli avevo già preso il biglietto», aggiunge Piccinelli. E, invece, il sacerdote è stato sequestrato. Il 29 luglio 2013, lultimo contatto. Poi niente. Non a caso, proprio martedì 29, nelle chiese di varie città italiane da quella di San Giuseppe di Roma a San Bernardino di Verona ed europee verranno celebrate Messe e preghiere per ricordare DallOglio. E da domani il sito del mensile Popoli (www.popoli.info), di cui era collaboratore fisso, gli dedicherà una riflessione. In attesa del suo rilascio. «Sono convinto che sia vivo. Lo immagino pregare e lavorare dal di dentro per la pace, come sempre», afferma Piccinelli.
Il docente era fra i giovani che, tre decenni fa, accompagnavano il gesuita sui monti Qalamun, per ricostruire il diroccato monastero di Mar Musa e trasformarlo in uno degli esempio, tra i più originali e profetici, di inculturazione del cristianesimo nel contesto islamico. Attraverso quel dialogo del quotidiano, tanto caro a padre Paolo. «Quel dialogo cioè che nasce dallincontro fra persone. Non da teorie. Mar Musa era innanzitutto questo: un posto aperto a tutti, dove gli esseri umani potevano incontrarsi e parlare, fuori dai soliti schemi», dice Piccinelli. «È il dialogo spontaneo che nasce dalla vita, quando cristiani e musulmani si trovano a vivere fianco a fianco. In pace. Come in Siria, prima di questo assurdo conflitto», sottolinea ad Avvenire Mustafa Cenap Aydin, direttore dellIstituto Tevere e specialista nel dialogo interreligioso. Anche questultimo ha avuto una lunga frequentazione con padre Paolo.
«Una delle pietre miliari della nostra amicizia è il pellegrinaggio, fatto insieme, il 17 dicembre 2012, sulla tomba del sufi Rûmî, amico di San Francesco», racconta ancora. Rûmî è una delle figure-simbolo del dialogo fra le differenti religioni figlie di Abramo. Come padre Paolo. Per questo DallOglio era scomodo per quanti in Siria del non dialogo hanno fatto una bandiera. Difficile capire chi labbia in ostaggio, però. In un anno, il giallo non ha fatto che infittirsi. Lipotesi più accreditata accusa i jihadisti dellIsis. I succesivi annunci di esecuzione, negoziato, incontro con una delegazione italiana tutti smentiti hanno ingarbugliato, però, la matassa. Una cosa è certa: in Italia e in Siria, tanti attendono il suo ritorno. Cristiani in primis papa Francesco, che lanno scorso lha ricordato nella Messa per SantIgnazio e si tiene informato sulla vicenda e islamici. E pregano perché questo accada presto.
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