SIRIA – ( 3 Novembre 2015 )

Siria: verso l’opzione negoziale per risolvere la crisi

Bombardamenti in Siria. - AFP

Bombardamenti in Siria. – AFP

In Siria continuano i raid russi in appoggio all’esercito di Damasco. Intanto, sul fronte della coalizione internazionale a guida statunitense, spicca il no della Gran Bretagna ad effettuare azioni militari contro l’Is. Che cosa cambia, dopo l’ingresso della Russia nella crisi siriana in chiave militare, in vista dei prossimi colloqui internazionali, ai quali partecipa anche l’Iran. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Lorenzo Trombetta dell’Ansa di Beirut:

R. – I russi si sono accorti che la soluzione militare, dopo un mese di bombardamenti e di copertura aerea alle forze iraniane governative, non è risolutiva. Il fatto che anche i russi se ne siano accorti, chiude un po’ il cerchio di tutti gli attori militari intervenuti direttamente o indirettamente in Siria, che ancora oggi intervengono. Sono arrivati anche, a causa o grazie all’intervento russo, alla conclusione che bisogna comunque mettersi attorno ad un tavolo per capire che cosa sarà la Siria di domani.

D. – E’ cambiata molto anche la posizione, nel futuro della Siria, del Presidente Assad rispetto a qualche mese fa?

R. – Già dalla fine del 2014 la comunità internazionale, in particolare in Occidente, ha pensato che di fronte alla presenza dello Stato Islamico forse Bashar al-Assad sia il male minore. Assad oggi è un attore, militarmente, sul terreno, meno debole; sicuramente non il più forte, ma le sue linee di difesa sono adesso più protette. In qualche modo la Russia e Assad arrivano al tavolo dei futuri eventuali  negoziati con una posizione meno debole rispetto a qualche mese fa.

D. – Sul fronte della coalizione a guida statunitense spicca il no della Gran Bretagna ad effettuare raid. Vuol dire insomma che c’è qualche diversità di vedute in Occidente?

R. – Non dobbiamo dimenticare che in questi Paesi, a differenza dell’Iran o della Russia, ci sono delle elezioni, ci sono dei partiti politici, c’è un pluralismo, ci sono dinamiche istituzionali interne ai vari Paesi. La Gran Bretagna si era opposta già da tempo. Lo stesso premier britannico ha capito che la sua popolarità interna sarebbe dipesa anche dalle scelte di politica estera. In questo caso, ha scelto finora di fatto di avere un ruolo secondario nei bombardamenti in Siria e, comunque, ogni partecipazione ulteriore britannica sarebbe per Cameron un rischio interno. Dobbiamo, quindi, guardare anche a che cosa succede a livello interno in questi Paesi, che a volte ha poco a che fare con la questione siriana, con lo Stato Islamico, con il terrorismo o con tante altre vicende che sono lontane in questo caso dal dibattito che avviene a Londra nelle camere istituzionali.

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2015/11/03/siria_verso_lopzione_negoziale_per_risolvere_la_crisi/1184031

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