SIRIA – ( 30 Ottobre )

SIRIA
 
Un Paese preso d’assalto
 
Troppe pressioni e interessi esterni impediscono il recupero di una storia di convivenza

Almeno 420 persone sarebbero rimaste uccise in Siria da venerdì scorso quando, in occasione della festa islamica del sacrificio, sarebbe dovuta entrare in vigore la tregua tra il regime di Damasco ed i ribelli anti-Assad, come proposto dall’inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi. A riferirlo è il quotidiano giordano Al Bawaba che cita fonti degli attivisti dell’Osservatorio per i diritti umani con base a Londra. Il fallimento della tregua ha suscitato la “profonda delusione” del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha nuovamente invitato le truppe governative e i ribelli a porre immediatamente fine ai combattimenti. Dal canto suo Brahimi ha parlato di “situazione in peggioramento” al termine di un colloquio con il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov. Per il momento non esiste un piano per inviare nel Paese contingenti di ‘peacekeeper’, ha aggiunto l’inviato Onu che oggi è atteso a Pechino. Russia e Cina, come è noto, hanno bloccato tre risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di condanna del regime di Bashar al Assad. “Perché questa guerra finisca – ha precisato Brahimi – è necessario il sostegno della Russia e degli altri membri del Consiglio di Sicurezza”. E mentre la diplomazia segna il passo, le armi la fanno da padrone: bombardamenti sono segnalati alla periferia di Damasco. Daniele Rocchi per il Sir ha fatto il punto con un esponente della Chiesa siriana che ha chiesto l’anonimato per motivi di sicurezza.

La tregua non ha retto e il numero dei morti continua a salire. Perché questa violazione?
“La tregua è stata violata. Alcune fazioni armate che combattono il regime continuano ad attaccare e bombardare in ogni luogo. Sono miliziani integralisti, fondamentalisti di Al Qaeda, mercenari stranieri, che non hanno problemi a distruggere anche moschee e chiese. I miliziani siriani che imbracciano le armi sono sempre di meno. Ormai si è capito non è più una questione di diritti, di lotta per la democrazia, in campo ci sono ‘commercianti’ di guerra e di armi”.

Al momento com’è la situazione sul terreno?
“Esplosioni si sentono in diverse zone periferiche di varie città tra cui Damasco. Giungono notizie di autobomba in un villaggio, Jaramana abitata da drusi, cristiani e musulmani sunniti. Un villaggio da sempre molto pacifico ora in pericolo. A Damasco la popolazione cerca di vivere normalmente anche se si combatte e molti hanno perso le case e il lavoro. Ma si cerca di andare avanti con prudenza”.

Le armi sembrano avere la meglio sulla diplomazia. La comunità internazionale, seppur spaccata, potrebbe aiutare una soluzione negoziata del conflitto in corso?
“Non abbiamo fiducia nella politica internazionale. Che non si venga a parlare di diritti dell’uomo, di rispetto, di giustizia. Quei Paesi della comunità internazionale che lo fanno sanno di mentire. Le loro pressioni sulla Siria, i loro interessi regionali sono chiari. Vogliono una guerra umanitaria per rispondere ad interessi particolari. Adesso aspettiamo anche l’elezione del nuovo presidente Usa…”.

Crede al rischio contagio in Libano della crisi?
“Il rischio di contagio della crisi siriana in Libano esiste ma va detto anche che la Siria non ha interesse a disturbare il Libano dove ci sono, ricordiamolo, attive fazioni anti-siriane”.

Lei ritiene i siriani capaci di risolvere la crisi senza le pressioni di cui parlava?
“I siriani hanno le possibilità per trovare una soluzione alla crisi interna del Paese. Ad impedirlo sono anche i gruppi terroristici vicini ad Al Qaeda armati di tutto punto. Ma chi li ha armati? I siriani hanno sempre vissuto in pace. Ci sono anche fondamentalisti ma la nostra storia è di convivenza e di tolleranza. Serve recuperarla. Possiamo risolvere i nostri problemi se ce lo permettono. I cristiani, in questo, possono giocare un ruolo importante perché siamo costruttori di dialogo, ricerchiamo la riconciliazione e la giustizia. Siamo elementi di bene al di fuori di giochi ed interessi particolari”.

 
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