SIRIA – ( 4 Maggio 2016 )

Siria unita e riconciliata : il sogno di p. Dall’Oglio vive ancora a Deir Mar Musa

Padre Paolo dall' Oglio gesuita

Padre Paolo dall’ Oglio gesuita

Un Paese unito e dialogante: era il sogno per la Siria di padre Paolo Dall’Oglio. Del gesuita rapito più di 1000 giorni fa a Raqqa non si sa più nulla, ma la sua eredità vive a Deir Mar Musa, la comunità monastica da lui fondata a 80 km da Damasco. Qui, riconciliazione e dialogo interreligioso portati avanti nella preghiera, nel lavoro e nell’ospitalità, sono l’impegno dei suoi compagni ed eredi. Tra loro suor Carol Cook Eid, cristiana libanese. Gabriella Ceraso l’ha incontrata:

R. – La sfida, in realtà, è diventata più grande: non si tratta solo del dialogo, ma anche della crescita dell’uomo. Noi oggi, quindi, possiamo solo seminare per il futuro, come abbiamo fatto nel passato. Certo, in modo diverso, ma con lo stesso spirito. Stiamo portando sempre avanti la nostra vocazione di preghiera per tutti, anche per i carnefici, che sono a volte le vittime di ieri, come le vittime di oggi possono diventare  i carnefici di domani. Quindi bisogna pregare perché Dio ci aiuti a capire la vera sfida umana che c’è ora: vivere insieme da diversi, insieme nella fratellanza e nell’amore. Oltre alla preghiera, la nostra vocazione ha come pilastro l’accoglienza. L’accoglienza, però, si deve fare anche dal didentro: accogliere quindi non solo nella propria casa, ma nel proprio cuore. Penso che oggi questa sfida riguardi non solo il Medio Oriente, ma soprattutto l’Europa, l’Occidente. Davanti al dramma dei profughi, siamo tutti chiamati a prendere sul serio questo cammino. Quello che sta accadendo è un’opportunità. Bisogna, dunque, andare oltre le nostre paure, oltre le nostre chiusure identitarie ed aprirci alla voce di Dio nel fratello sofferente.

D. – Lei teme per il futuro dei cristiani, in questo Medio Oriente così martoriato?

R. – Io temo per tutti. Da cristiani siamo chiamati ad essere il sale della terra, ad aprire il nostro cuore a tutti, al dolore di tutti, all’ingiustizia che subiscono tanti. E’ per questo che non bisogna chiuderci. Io mi ricordo di un tweet di Papa Francesco in cui diceva: “Meglio una Chiesa ferita, ma presente sulla strada, che una Chiesa chiusa in se stessa”.

D. – L’incontro, il portare vicinanza alle persone, è anche un’idea che sempre padre Paolo Dall’Oglio ha ripetuto, ha perseguito. Lei lo ha conosciuto? Cosa ha lasciato alla comunità?

R. – Ci ha lasciato l’unica vocazione per cui viviamo. Lui è veramente stato un profeta in questo.

D.- Profeta nell’idea della riconciliazione e della pace?

R.- Sì, assolutamente, profeta della pace e della riconciliazione, che auguriamo al nostro Medio Oriente.

D. – Non c’è pace tuttora in Siria , nonostante gli sforzi internazionali. In che cosa, secondo lei, si sta sbagliando?

R. – Quando ciascuno pensa solo a sé e non contemporaneamente al bene dell’altro, al futuro comune, sbaglia. L’unica soluzione è di pensare al bene di tutti, solo così si apre la porta per un futuro di pace.

 

Il testo originale e completo si trova su:

http://it.radiovaticana.va/news/2016/05/04/siria_riconciliata_il_sogno_di_p_dall_oglio_vive_ancora/1227264

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