SIRIA – ( 6 Giugno )

Siria: nuovo rinvio per Ginevra 2. Cresce il timore per le armi chimiche



E in Siria dunque proseguono le violenze. Ieri la conquista da parte dell’esercito di Assad della regione di Qusayr: sarebbero centinaia le vittime. Una svolta che ora spiana la strada verso Homs, dove i ribelli ancora controllano diversi quartieri. A livello diplomatico, intanto, nuovo rinvio per la conferenza di pace Ginevra 2, che forse si terrà in luglio. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

La disfatta dei ribelli a Qusayr, punto di congiuntura strategico tra Siria e Libano porta già le sue conseguenze. I ribelli hanno promesso di vendicarsi contro Hezbollah che ha combattuto a viso scoperto accanto al regime di Asad. E non a caso nella serata di ieri dieci granate si sono abbattute in Libano a Baalbek, proprio uno dei bastioni del partito di Dio, dove già poche sere fa i ribelli erano penetrati dalla Siria e avevano combattuto con le milizie di Hezbollah. A Qusayr i morti si contano a centinaia e nel frattempo le forze governative hanno ripreso il controllo della strada che collega Aleppo e il suo aereoporto internazionale. La diplomazia internazionale intanto si muove verso il Ginevra 2, la conferenza di pace organizzata d Mosca e Washington. Ieri i rappresentanti di Stati Uniti, Russia e ONU si sono riuniti per accelerare i preparativi. Lakhdar Brahimi però ha detto che la conferenza si terrà forse a Luglio e non nel mese corrente. Intanto Parigi e Londra alzano la posta, sostenendo di avere prove certe sull’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. Per il presidente francese François Hollande la comunità internazionale deve adesso intervenire.

Forte quindi l’invito del presidente francese Hollande alla comunità internazionale. Ieri gli Stati Uniti hanno chiesto a Parigi di condividere le informazioni sull’uso delle armi chimiche in Siria. Speranze per una soluzione politica sono comunque riposte nella Conferenza di Ginevra. Ma questo summit potrà imprimere una svolta nel conflitto siriano? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Matteo Pizzigallo, ordinario di Relazioni internazionali all’Università Federico II di Napoli:RealAudioMP3

R. – Noi dobbiamo sperare vivamente che la conferenza di Ginevra possa dare almeno un inizio di risposta o individuare, se non altro, una road map da seguire. La questione siriana è un’equazione a troppe incognite che dimostra la fragilità, le contraddizioni e l’incapacità del sistema internazionale di garantire il rispetto della legge, il rispetto dei diritti. Quindi, all’interno della questione siriana giocano più incognite: in primo luogo, il fatto che la Siria possa contare su un aperto appoggio, in sede di Nazioni Unite, della Russia. La soluzione di forza militare sul campo non porta per ora ad alcun tipo di risultato, se non dolore e sofferenza e massacri e vittime da parte dell’inerme popolazione civile. Si tratta di un conflitto evidentemente asimmetrico, nel senso che da una parte c’è una forza che è quella degli schieramenti fedeli al regime di Assad e, dall’altra, abbiamo una nebulosa di forze indipendentiste, tra di loro in parte divise, all’interno delle quali nessuna è in grado di assumere l’egemonia e la guida. A questo punto, la comunità internazionale, a mio avviso, deve assolutamente praticare la via diplomatica.

D. – La Russia ha annunciato che non invierà missili in Siria, ma intanto Putin sembra sminuire la portata della conferenza di Ginevra, perché secondo lei?

R. – Intorno alla questione siriana, la Russia gioca un interesse e ha un’esigenza di gran lunga superiore a quella che lo stesso Putin voglia mettere in conto. Ed è la prospettiva sullo sfondo di questo. Qualora si assistesse a un crollo – ripeto, un crollo “non assistito” del regime di Assad – innanzitutto si altererebbero completamente gli equilibri geo-strategici della regione. La Russia può definitivamente abbandonare qualsiasi tipo di possibilità di avere un affaccio nel Mediterraneo e comunque essere interessata agli equilibri dell’area. Converrebbe ricordare che i russi hanno già fornito ai siriani un sistema di difesa antimissilistica “Bastion” in difesa delle coste siriane da eventuali attacchi esterni condotti dal mare.

D. – L’Onu ha denunciato l’uso di armi chimiche nel conflitto. Sulla stessa linea Francia e Gran Bretagna, mentre i più prudenti sono stati gli Stati Uniti. Come spiegare questa differenza di posizioni e cosa c’è dietro questo atteggiamento più attendista degli Stati Uniti?

R. – C’è una linea di politica internazionale complessiva che porta a considerare, con la massima attenzione e con la massima prudenza, l’idea di aprire in maniera drammatica un altro fronte. L’equazione siriana ha troppe incognite e noi dobbiamo cercare a uno a uno di risolvere il problema. La comunità internazionale deve premere in tutte le sedi opportune affinché venga esperito il tentativo di un negoziato e di una conferenza internazionale.

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del sito Radio Vaticana
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