SIRIA – ( 8 Aprile )

Siria, ucciso padre gesuita a Homs. P.Lombardi: ” dove il popolo muore, muoiono anche i pastori”


“Un altro figlio e ministro della Chiesa colpito dalla barbara violenza di cui è vittima la popolazione siriana”. Così la Congregazione per le Chiese orientali esprime il suo cordoglio per l’uccisione, avvenuta ieri mattina a Homs, del gesuita olandese padre Frans van der Lugt. Aveva 75 anni e, come sottolinea anche il governo olandese, era diventato un siriano tra i siriani. “Muore così un uomo di pace”, fa sapere il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, “testimone dell’amore di Gesù fino alla fine in una situazione estremamente rischiosa”. Anche ieri infatti si sono contate vittime in diverse parti del Paese. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Ucciso in mattinata con un colpo d’arma da fuoco, per mano di uno sconosciuto nella comunità che aveva deciso di non abbandonare, nel quartiere più a rischio di Homs. Così è morto, secondo la testimonianza dei suoi confratelli, padre Frans, giunto in Siria nel 1966.”Un uomo di pace”, come ha detto il portavoce della Sala stampa vaticana Padre Lombardi, “che con grande coraggio ha voluto rimanere fedele, in una situazione estremamente rischiosa e difficile, a quel popolo siriano a cui aveva dedicato da lungo tempo la sua vita e il suo servizio”. E anche oggi tante le vittime nel Paese, nonostante il presidente Assad continui a parlare di riconciliazione : la nostra preoccupazione, ha detto, e’ fermare il massacro. Ma per ora nulla di fatto: raid aerei e scontri si sono registrati oggi a Damasco e colpi di mortaio sono piovuti su Aleppo con oltre 30 vittime. E “dove il popolo muore muoiono con lui anche i suoi fedeli pastori” ha detto padre Federico Lombardi, esprimendo per padre Frans anche “gratitudine e fierezza” in quanto testimone “dell’amore di Gesù fino alla fine”.

Un “ testimone del Vangelo e della vita cristiana“, questo era padre Frans van der Lugt anche nella testimonianza di un suo confratello, padre Ghassan Sahoui, raggiunto telefonicamente a Homs da Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – E’ vero che c’è tristezza, ma nello stesso momento, quando guardiamo alla sua vita nell’antica città di Homs, vediamo una missione e la chiamata a tutti i cristiani di non lasciare il loro territorio e di rimanere. La sorte di noi cristiani è quella di testimoniare la pace, la riconciliazione e l’amore. E lui era un uomo di pace, era un uomo di dialogo, amato da tutti.

D. – Quindi rimane inspiegabile questo atto: un atto di un singolo, una vendetta, una ritorsione?

R. – Non saprei dire niente ora. Non sappiamo nulla, perché quest’uomo è fuggito subito. Certamente irragionevole, però.

D. – Padre Frans aveva fatto anche, nei mesi scorsi, un appello perché la comunità internazionale non dimenticasse Homs e la gente che lì soffre…

R. – Lui ha parlato della situazione difficile, che rimane difficile; riescono, infatti, a malapena a mangiare.

D. – Voi non siete impauriti da questi episodi? Ricordiamo che c’è anche un altro padre gesuita, padre Paolo Dall’Oglio, che è scomparso. Dopo il sequestro, infatti, non se ne hanno più notizie…

R. – E’ la nostra missione quella di restare fino alla fine. Quindi tutto ciò non ci impaurisce; al contrario, sono esempi che ci danno la forza: sono una luce per noi, in questa situazione molto difficile e complessa.

D. – La comunità locale, che conosceva ovviamente padre Frans, ha reagito in qualche modo, vi sta vicino?

R. – Certamente. Abbiamo ricevuto tanti vescovi, preti, tanta gente: in tanti hanno chiamato, in tanti stanno venendo per pregare con noi e in tanti piangono la sua scomparsa. Noi proviamo a dire che lui ora si trova nella vita, lui è andato a vivere la pienezza della vita, che ha sempre dato agli altri e ha testimoniato fino alla fine con il suo sangue.

Ultimo aggiornamento: 8 aprile

 

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del sito Radio Vaticana
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