Salva Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar
Venti di pace in Sud Sudan: annunciato un governo di unità nazionale
Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Dopo sei anni di guerra civile, il Sud Sudan, il più giovane Stato africano, potrebbe trovare la pace. Già dopodomani i due nemici di sempre, il presidente Salva Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar, potrebbero dar vita ad un governo di unità nazionale. Sono stati gli stessi leader ad annunciare la notizia.
“Nominerò presto i vicepresidenti e tra essi Riek Machar”, ha detto il capo dello Stato a commento dell’intesa raggiunta. “Stiamo ancora affrontando alcune questioni, ma spero che risolveremo tutto”, ha replicato Machar. La comunità internazionale, che segue da vicino le sorti del Sud Sudan, sin dal 2011, quando con un referendum venne sancita la nascita del Paese e la separazione dal Sudan, plaude all’accordo, ma non senza perplessità e timori che possa tutto naufragare. Nell’aprile 2019 il Papa aveva ricevuto in Vaticano Salva Kiir e Riech Machar: un incontro, al termine del quale era stata manifestata la comune volontà di procedere verso la conciliazione. Francesco aveva manifestato anche la volontà di recarsi presto in Sud Sudan con il primate della Chiesa anglicana, Justin Welby, e il reverendo della Chiesa presbiteriana di Scozia, John Chalmers.
Il nodo della gestione delle risorse
La formazione di un governo di unità nazionale era il punto cruciale dell’accordo di pace siglato nel settembre 2018, ma mai messo in pratica, con l’obiettivo di porre fine al conflitto tra Kiir e Machar, che rappresentano due delle diverse etnie di cui si compone la popolazione sud-sudanese. La guerra civile, in corso dal 2013, è scoppiata appena due anni dopo la proclamazione di indipendenza dello Stato africano. All’epoca non ci si era messi d’accordo su importanti questioni, come la formazione di un esercito unificato e la creazione di una forza di protezione per garantire la sicurezza di Machar. Ma un altro tema da risolvere, non meno importante, secondo il missionario comboniano, padre Giulio Albanese, africanista, è quello della gestione delle risorse naturali di cui è ricco il sottosuolo del Paese.