SUD SUDAN – (21 Febbraio 2020)

Salva Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar

Venti di pace in Sud Sudan: annunciato un governo di unità nazionale

Momento decisivo in Sud Sudan, che potrebbe preludere alla fine di un conflitto civile in corso da sei anni. Il presidente, Salva Kiir, ha annunciato un’intesa con il leader dei ribelli, Riek Machar, per la formazione di un governo di unità nazionale, che sembra possa nascere nelle prossime ore. Intervista all’africanista Giulio Albanese

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Dopo sei anni di guerra civile, il Sud Sudan, il più giovane Stato africano, potrebbe trovare la pace. Già dopodomani i due nemici di sempre, il presidente Salva Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar, potrebbero dar vita ad un governo di unità nazionale. Sono stati gli stessi leader ad annunciare la notizia.

“Nominerò presto i vicepresidenti e tra essi Riek Machar”, ha detto il capo dello Stato a commento dell’intesa raggiunta. “Stiamo ancora affrontando alcune questioni, ma spero che risolveremo tutto”, ha replicato Machar. La comunità internazionale, che segue da vicino le sorti del Sud Sudan, sin dal 2011, quando con un referendum venne sancita la nascita del Paese e la separazione dal Sudan, plaude all’accordo, ma non senza perplessità e timori che possa tutto naufragare. Nell’aprile 2019 il Papa aveva ricevuto in Vaticano Salva Kiir e Riech Machar: un incontro, al termine del quale era stata manifestata la comune volontà di procedere verso la conciliazione. Francesco aveva manifestato anche la volontà di recarsi presto in Sud Sudan con il primate della Chiesa anglicana, Justin Welby, e il reverendo della Chiesa presbiteriana di Scozia, John Chalmers.

Il nodo della gestione delle risorse 

La formazione di un governo di unità nazionale era il punto cruciale dell’accordo di pace siglato nel settembre 2018, ma mai messo in pratica, con l’obiettivo di porre fine al conflitto tra Kiir e Machar, che rappresentano due delle diverse etnie di cui si compone la popolazione sud-sudanese. La guerra civile, in corso dal 2013, è scoppiata appena due anni dopo la proclamazione di indipendenza dello Stato africano. All’epoca non ci si era messi d’accordo su importanti questioni, come la formazione di un esercito unificato e la creazione di una forza di protezione per garantire la sicurezza di Machar. Ma un altro tema da risolvere, non meno importante, secondo il missionario comboniano, padre Giulio Albanese, africanista, è quello della gestione delle risorse naturali di cui è ricco il sottosuolo del Paese.

Ascolta l’intervista a padre Giulio Albanese

Unificare le etnie del Sud Sudan

Altra sfida fondamentale da vincere, ma per questo ci vorrà tempo, afferma padre Albanese, è quella di unificare realmente una popolazione fortemente divisa a causa della struttura etnica del tessuto sociale. Nel Sudan del Sud, infatti, sono presenti diverse popolazioni e sono parlate molte lingue. I Dinca, stimati attorno al milione di unità, sono la più grande tribù sub-sahariana. Inoltre, in questa Nazione vivono gli Shilluk, i Nuer, gli Acholi e i Lotuhu. Dal punto di vista delle religioni praticate, la maggior parte dei sudanesi osserva riti tradizionali, le cosiddette religioni animiste, mentre una considerevole minoranza si professa cristiana. La Chiesa cattolica è la confessione cristiana più numerosa dal 1995, con 2 milioni e 700 mila fedeli. Dunque occorre un grosso aiuto della comunità internazionale per far nascere, dalla molteplicità, l’unità.

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-02/pace-sud-sudan-governo-unita-nazionale.html

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