Ascolta l’intervista al professor Lombardi
Opposizione simbolica
Da più parti viste come elezioni scontate, alle presidenziali di ieri, oltre a Emomali Rakhmon, supportato dalla Federazione dei sindacati indipendenti, l’Unione dei giovani e il Partito democratico popolare del Tagikistan, c’erano altri 4 candidati: Rustam Latifzoda del Partito Agrario, Abduhalim Ghafforov del Partito Socialista, Rustam Rahmatzoda del Partito della Riforma Economica e Miroj Abdulloyev del Partito Comunista. L’unico partito considerato di opposizione, quello dei socialdemocratici, ha boicottato il voto. Nessuna elezione è mai stata riconosciuta come equa dagli osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa OSCE).
Il confronto col Kirghizistan
Il professor Lombardi, nella sua intervista a Vatican News, analizza anche il risultato delle presidenziali tagike alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni in Kirghizistan: “Al di là di questo perdurare del potere per lungo tempo, quello che sta dinamizzando un po’ tutti i Paesi, ed è quello che cambia rispetto al passato, è una progressiva mobilitazione delle piazze. Il Kirghizistan in questi ultimi giorni ha fatto pensare a moti molto simili alla cosiddetta guerra dei tulipani del 2005, agli scontri violentissimi del 2010 e agli attuali molto vicini a una guerra civile”.
Il Paese più povero dell’Asia centrale
Considerato il Paese più povero dell’Asia centrale e dell’ex Unione Sovietica, il Tagikistan conta circa 9 milioni di abitanti. Alle urne, secondo i dati fino ad ora diffusi, si è recato l’85 per cento dei 4,9 milioni di elettori registrati. Centinaia di migliaia di tagiki lavorano in Russia o in Kazakistan, soprattutto nei cantieri, per poter inviare denaro alle proprie famiglie. Ma la pandemia di coronavirus ha ulteriormente gravato sull’economia tagika, perché molti degli immigrati all’estero hanno perso il lavoro. Il Paese, al confine con l’Afghanistan, tra il 1992 e il 1997 ha vissuto una guerra civile tra il potere filocomunista e i ribelli fondamentalisti musulmani, che ha provocato più di 100mila morti.